A cosa serve il sequestro conservativo: quando e come può essere applicato, e le differenze dal sequestro giudiziario

13 Dicembre 2024 - Redazione

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Il sequestro conservativo è uno strumento giuridico fondamentale per proteggere i diritti dei creditori, soprattutto in situazioni di incertezza patrimoniale legate a soggetti insolventi, come nel caso di imprenditori dichiarati falliti.

Quando un debitore non è in grado di adempiere ai propri obblighi finanziari e si teme che possa sottrarre o alterare il proprio patrimonio per eludere i creditori, il sequestro conservativo si rivela un mezzo efficace per tutelare il credito e garantire che i beni del debitore restino disponibili per soddisfare le obbligazioni esistenti.

L’utilizzo di questo strumento non si limita alla tutela dei creditori in casi estremi; è infatti previsto in diverse circostanze, sempre con l’obiettivo di preservare l’integrità del patrimonio del debitore fino a che non venga raggiunta una decisione definitiva sul caso.

La sua funzione preventiva consente di agire rapidamente, bloccando qualsiasi tentativo del debitore di disperdere o diminuire i propri beni, salvaguardando così il processo di liquidazione o esecuzione forzata.

   
A cosa serve il sequestro conservativo?
 
Serve a impedire che l’imprenditore che ha contratto debiti e si è mostrato incapace di saldare, possa intervenire per diminuire il proprio patrimonio soggetto a liquidazione coatta amministrativa, che potrebbe impedire ai creditore di godere (in tutto o in parte) del saldo delle somme vantate nei confronti del fallito. 
   
A cosa può essere applicato il sequestro conservativo?
 
L’articolo 671 c.p.c. ha innovato la materia, introducendo la possibilità che il sequestro conservativo sia applicabile anche ai beni immobili del debitore, e non solo a quelli mobili o ai crediti, come in precedenza. 
 

Lo scopo principale di questa misura è garantire una tutela preventiva sui beni del debitore, proteggendoli dal rischio di sottrazioni o alterazioni.

Di fatto, rappresenta un’anticipazione del pignoramento, basata su due requisiti fondamentali:

  1. Fumus boni iuris: la ragionevole apparenza del diritto, ovvero la probabile fondatezza della pretesa creditoria.
  2. Periculum in mora: il rischio concreto o il timore fondato di perdere la garanzia del credito.

È importante sottolineare che il pericolo di perdita della garanzia non può essere valutato in base a un’impressione soggettiva del creditore, ma deve essere oggettivamente riscontrabile nella realtà dei fatti.

   
Quando può essere applicato il sequestro conservativo?
L’articolo di cui sopra stabilisce anche le evenienze nelle quali è possibile ricorrere a questo istituto, e cioè tutte le volte in cui sussista il fondato timore che il creditore perda la garanzia del proprio credito (quindi non più soltanto singole e specifiche fattispecie, come la possibilità di fuga del debitore, o comunque il timore che possa intervenire sul patrimonio e sottrarlo o depauperarlo, com’era in precedenza).
 
Dunque, il sequestro conservativo ha carattere preventivo, e ha la facoltà di agire immediatamente sui beni che vi si assoggettano, che vengono sottratti alla libera disponibilità del proprietario sia da un punto di vista materiale che giuridico. 
 
Il sequestro conservativo impedisce quindi all’imprenditore di disporre in alcun modo del proprio patrimonio per tutta la durata del processo e, nel caso in cui questo si concluda con una sentenza di condanna, si traduce naturalmente in un pignoramento dei beni sequestrati, che è l’atto con cui si inizia l'espropriazione forzata. 
   
La differenza tra il sequestro conservativo e il sequestro giudiziario.
 
Se, come detto, il sequestro conservativo viene applicato per cristallizzare una situazione di fatto impedendo che possa essere modificata a danno di quanti hanno diritti da far valere, senza però rap¬presentare un'espropriazione di beni (che continuano comunque ad annoverarsi nel patrimonio del de¬bitore), si ricorre invece al sequestro giudiziario delle cose mobili o immobili nel momento in cui ci sia controversia sulla proprietà o il possesso delle stesse, per cui necessita la loro custodia o gestione temporanea, fino a che sia appunto diramata la questione dell’appartenenza (vi si ricorre anche nel caso di libri, registri, documenti, su cui sussista diatriba rispetto al diritto di esibizione o comunicazione).
 
Come detto si tratta di una misura temporanea, la cui efficacia decade nel caso in cui, trascorsi 30 giorni, non sia seguita una pronuncia di autorizzazione.
 
In conclusione, sia il sequestro conservativo che il sequestro giudiziario hanno lo scopo di garantire che un certo bene non venga violato, leso, impoverito, ma differiscono in merito all’evenienza di utilizzo: nel primo caso l’appartenenza del bene (o patrimonio) è certa (ma va “ridistribuita” ai legittimi richiedenti), nel caso del sequestro giudiziario invece è la paternità stessa del bene (o patrimonio) a non essere certa (o ad essere messa in discussione).
 
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