Come lasciare il proprio tetto coniugale senza commettere un reato

27 Agosto 2019 - Redazione

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L'abbandono del tetto coniugale è ancora reato? Negli anni addietro ha costituito un'importante discriminante in materia di divorzio...

L’abbandono del tetto coniugale è una pratica che avviene spesso ma molte volte non viene fatta nel modo corretto, costituendo un reato.

Nel momento in cui non si dovesse più vivere serenamente la propria relazione e diventasse difficile portarla avanti, non si può decidere di andare via, poiché il matrimonio rappresenta un vero contratto e, il non rispetto dei suoi termini, rischia di provocare serie conseguenze.

Non è semplice far funzionare un rapporto di coppia e, dopo un certo periodo di tempo, è normale che emergano le differenze caratteriali e non sempre è possibile riuscire a trovare il giusto compromesso per andare avanti in tranquillità.

Nella maggior parte dei casi i rapporti diventano soffocanti al punto da non permettere di esprimere la propria personalità nella totalità, portando uno dei due partner a sentire la forte esigenza di liberarsi dalle catene virtuali della relazione, in modo tale da non limitare più la propria vita.

Cause e conseguenze abbandono tetto coniugale

Cause e conseguenze dell'abbandono illegale del tetto coniugale

L’abbandono del tetto coniugale avviene per diverse cause, sicuramente in relazione ad una situazione di coppia disastrosa, che si ripercuote e che porta, successivamente, al divorzio.

Non è consigliabile decidere di abbandonare il tetto coniugale senza un provvedimento del giudice che possa confermare i validi motivi.

Spesso, però, si tende a disattendere questo tipo di parere legale, a causa di sentimenti negativi forti che prevalgono, come rabbia, odio e risentimento, che rendono inevitabile l’atto.

Chiaramente chi effettua questa scelta, rischia di vedersi pronunciare l’addebito durante il giudizio di separazione, nonostante non sia già considerato un reato a sé stante. Questo perché la coabitazione tra coniugi è sicuramente uno dei doveri principali del matrimonio.

Partendo dai motivi che hanno condotto all’abbandono del tetto coniugale, è possibile individuare la causa scatenante l’intollerabilità della convivenza e comprendere se questo possa essere in qualche modo giustificato.

La Corte Suprema di Cassazione ha affermato, con ordinanza del 27 giugno del 2013, che l’abbandono del tetto coniugale non costituisca una condotta contraria ai doveri del matrimonio se questa sopraggiunga in una situazione già fortemente compromessa, anche in caso di ragioni obiettive.

Ovviamente questo non vuol dire che nel caso si dovesse presentare una situazione di crisi matrimoniale, si sente autorizzato a lasciare a cuor leggero la propria casa, rassicurandosi da tale pronuncia. Chi dovesse avere figli minorenni dovrebbe prestare maggiore attenzione, soprattutto perché non è possibile abbandonarli, né, tantomeno portarli via dall’abitazione in cui vivono, a parte casi gravissimi come la violenza.

Abbandono tetto coniugale: i casi in cui si è legittimati ad abbandonare la casa in comune

Quando si parla di abbandono del tetto coniugale, si intende esprimere l’allontanamento del coniuge, con o senza figli, dall’abitazione in cui vive il proprio nucleo familiare, ponendo fine, perciò, alla coabitazione matrimoniale.

La nostra legislazione, all’articolo 143 del codice civile, dedicato ai diritti e doveri reciproci dei coniugi, consacra la coabitazione, intendendola come impegno a convivere in modo costante e continuato presso la residenza familiare. E questo è un principio irrinunciabile all’interno del matrimonio.

Tuttavia, per diverse motivazioni personali o lavorative, può diventare impossibile vivere insieme e quindi possono esistere coppie che, pur in assenza di crisi coniugali, sono costrette con non pochi sacrifici, a vivere separate. Questa condotta è considerata lecita e legittima, poiché caratterizzata dalla temporaneità della lontananza da parte di uno dei coniugi.

I motivi che portano alla pronuncia di addebito in sede di separazione sono diversi. Infatti la violazione di una norma può essere integrata in caso di abbandono ingiustificato del tetto coniugale, soprattutto quando questa dovesse rappresentare la causa scatenante la crisi matrimoniale.

Con l’allontanamento del partner, si rende impossibile assistere materialmente e moralmente il proprio compagno, privandolo della propria presenza fisica.

La legge giustifica alcune cause di allontanamento, come:

  • la decisione di separarsi, con conseguente invio di domanda di separazione o di annullamento del matrimonio;
  • la violenza fisica o psicologica del coniuge verso il proprio partner;
  • l’intolleranza alla convivenza per via di comportamenti negativi del coniuge o dello sgretolamento della relazione a causa di un clima insostenibile in casa.

Il giudice, poi, avrà la competenza di valutare eventuali altre cause in base alle differenti situazioni famigliari, come ad esempio la difficoltà a raggiungere un accordo per stabilire la residenza famigliare. Alcune estreme situazioni giustificano e rendono legittimo l’allontanamento, poiché volte a difendere e tutelare uno dei due coniugi.

Si tratta, nello specifico, di casi in cui viene messa a repentaglio l’incolumità fisica e psichica a causa di condotte violente e dispotiche; oppure l’infedeltà e la mancanza di intesa sessuale; o, ancora, l’invadenza dei parenti.

Diverso è il caso di allontanamento concordato ex ante dai coniugi o a causa di motivi di lavoro, che giustificheranno l’allontanamento, facendo venire meno l’eventuale pronuncia di addebito. La legge, infatti, acconsente alla libera decisione dei due coniugi di vivere in due differenti residenze per rispondere alle proprie esigenze e della famiglia stessa.

Il nostro legislatore prevede che senza “giusta causa”, l’allontanamento dal tetto coniugale debba essere sanzionata dal codice civile. Questo, dopo la prima udienza innanzi al presidente del tribunale, che autorizzerà i coniugi a vivere separati.

L’abbandono può avere conseguenze in sede civile ed in sede penale. Sotto il profilo civile, la mancanza di una giustificazione per l’atto, viola i doveri coniugali dell’ex. Art. 143 c.c., ponendo il coniuge che si allontana nella possibilità di farsi addebitare la separazione, rischiando di perdere l’eventuale diritto all’assegno di mantenimento.

Sotto il profilo penale, l’abbandono del tetto coniugale rappresenterebbe il reato indicato nell’art. 570 c.p., che stabilisce la sottrazione dell’obbligo morale e di ordine a cui si espone il soggetto in qualità di coniuge, tale da essere punito con la reclusione fino ad un anno o con una multa. Quindi per essere giudicato reo, il coniuge deve aver compiuto questo atto senza una reale giustificazione e provocando un disvalore etico e sociale.

Solo nel momento in cui sussista una motivazione valida, e sempre che il coniuge non abbia fatto mancare i mezzi di sussistenza ai propri figli, potrà dirsi legittimo l’abbandono del tetto coniugale, escludendo, perciò, la responsabilità penale.

La giurisprudenza ha esteso la portata codicistica di questa pratica, facendo rientrare nella definizione di “tetto coniugale” sia il domicilio principale, sia tutti i luoghi in cui si svolge concretamente la vita quotidiana di tutta la famiglia. Questo per ampliare il raggio di tutela nei confronti del coniuge e degli eventuali figli della coppia.

Abbandono casa coniugale con figli

Abbandono tetto coniugale: come viene gestito l'abbandono quando si hanno figli

Nel caso di allontanamento dal tetto coniugale di un partner con figli, è necessario che questi si renda reperibile, indicando il proprio indirizzo e recapito telefonico, per poter essere facilmente contattato in caso di urgenze.

Il fatto di aver lasciato il proprio compagno, non esula dal dover comunque sopperire ai propri bisogni come genitore. Quindi non è possibile impedirgli di fare visita ai propri digli, a meno che non vi sia un provvedimento del giudice che vieti o limiti gli incontri.

In questa situazione, poi, è importante cercare di non far mancare mai la forza di volontà e il sostegno materiale verso la propria ex famiglia, composta da coniuge e figli.

Una madre che decide di abbandonare la propria casa assieme ai figli, non può poi pretendere l’assegnazione della casa coniugale. Questa, infatti, consegue alla dimora stabile del figlio presso l’abitazione di uno dei genitori, ed escludere nei casi in cui il minore dovesse venire allontanato. Quindi è necessaria l’esistenza di un collegamento con l’abitazione in cui il minore è domiciliato e che vive con il genitore collocatario.

La distinzione tra litigio di coppia e abbandono del tetto coniugale

La differenza tra i due concetti è sostanziale, poiché un litigio può essere di breve durata e finire con il raggiungimento di un compromesso da parte delle altre, riuscendo, quindi a far procedere la relazione.

Spesso è inevitabile che una coppia sia esente da discussioni o dinamiche negative, ma è importante capire l’entità della situazione, distinguendo tra problemi momentanei e risolvibili, o situazioni ormai arrivate al limite e impossibili da recuperare.

Capire queste differenze permetteranno anche di analizzare la situazione al meglio ed evitare di attuare comportamenti considerati illeciti dalla legge. L’abbandono della propria casa è, quindi, necessario esclusivamente nei casi in cui non ci sia possibilità né volontà di risolvere i problemi.

La convivenza è un dovere sancito per legge con l’atto del matrimonio, e lasciare la casa coniugale non rappresenta semplicemente una mancanza di rispetto all’obbligo matrimoniale, ma una vera e propria mancanza di rispetto e di assistenza al coniuge.

Abbandono tetto coniugale procedura corretta

L'abbandono del tetto coniugale: come effettuare una corretta procedura

Tra i doveri contratti al momento della stipula del contratto di matrimonio, figura senza ombra di dubbio il dovere di coabitazione. Questo è, infatti, uno degli obblighi previsti dalla legge e recitati nella tradizionale formula sia durante l'atto civile, sia durante quello religioso.

L'abbandono del tetto coniugale, dunque, rientra perfettamente all'interno della categoria dei reati che possono portare, poi, il giudice a propendere verso una delle due figure al momento dell'addebito della separazione. Infatti, secondo la giurisprudenza della Cassazione, l'abbandono dell'abitazione porta direttamente all'impossibilità di praticare la convivenza, violando così in maniera evidente quello stesso vincolo siglato nel giorno delle nozze.

Attenzione, però, perché tale procedura porta, con sé, le naturali e dovute eccezioni, a cominciare dall'analisi delle cause che hanno portato il coniuge a questo atto estremo. Infatti, come si può evincere dalle norme di legge, l'abbandono del tetto coniugale è consentito se è provocato dal comportamento dell'altro coniuge, se si era già constatato che era impossibile proseguire nella convivenza.

In altre parole, l'abbandono della coabitazione è legittimato quando le condizioni di convivenza tra i due coniugi sono già irrimediabilmente compromesse. In questo caso, fondamentali sono le testimonianze di terzi, che possono essere chiamati a testimoniare in merito a questi parametri.

Separazione e abbandono del tetto coniugale

La separazione legale, effettuata nel pieno rispetto e rigore delle leggi vigenti e senza violare il contratto siglato in sede di matrimonio, può avvenire in due modi: separazione di fatto o separazione legale (consensuale o giudiziale).

Il primo di questi prevede di presentarsi di comune accordo all'ufficiale di stato civile per comunicare quanto già antecedentemente deciso. Naturalmente, entrambi i coniugi dovranno essere accompagnati da un legale di fiducia ed il verdetto, una volta elaborato, dovrà poi essere presentato ed omologato in tribunale, andando a concludere quella che, nelle sedi legali, viene definita come separazione consensuale.

Separazione giudiziale, invece, viene definita la disputa più ardua ed ostica in questo tipo di trattative. In questo tipo di situazioni, i due coniugi si ritrovano a dover affrontare una frattura insanabile, in cui non vige più nemmeno il più basilare degli spiriti di collaborazione.

In questo caso, gli aspetti fondamentali della separazione, dall'affidamento all'assegnazione della casa, vengono decisi a tavolino da un giudice, di fronte al quale ognuno dei due protagonisti del processo giudiziario dovrà dare le proprie ragioni, al fine di stimare chi, dei due, sia effettivamente la causa della rottura.

Avvocato per abbandono del tetto coniugale

Dato che si tratta di situazioni molto delicate, soprattutto se a risentire della questione possono essere anche i figli, quello che ti consigliamo è sempre di rivolgerti ad un avvocato civilista che puoi trovare tramite Quotalo.it, il nostro network di legali professionisti e specializzati in cause di abbandono del tetto coniugale.

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