Arresti domiciliari e lavoro: regole e modalità di ottenimento dei permessi

28 Gennaio 2025 - Redazione

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Gli arresti domiciliari sono una misura cautelare prevista dal Codice Penale per limitare la libertà di movimento di un individuo durante un procedimento giudiziario, senza ricorrere alla detenzione in carcere.

Questa misura comporta l'obbligo per il soggetto di rimanere all’interno della propria abitazione o in un luogo designato, salvo eventuali eccezioni previste dall’autorità giudiziaria. Le regole che disciplinano gli arresti domiciliari possono includere anche restrizioni sull’uso di mezzi di comunicazione, come internet o il telefono, nonché il divieto di ricevere visite da persone estranee al nucleo familiare.

Tuttavia, in determinate situazioni, è possibile ottenere permessi che derogano al divieto di uscire. Questi permessi possono riguardare esigenze mediche, religiose, familiari o, in alcuni casi, anche lavorative.

È fondamentale ricordare che ogni autorizzazione concessa durante gli arresti domiciliari rappresenta un’eccezione alla regola generale e, pertanto, richiede una rigorosa valutazione da parte dell’autorità giudiziaria.

  Quando è possibile ottenere permessi durante gli arresti domiciliari?

Le circostanze che consentono di derogare al divieto di uscire dalla propria abitazione sono piuttosto varie, ma devono essere motivate da esigenze specifiche e ben documentate.

Tra queste rientrano le necessità mediche, come sottoporsi a visite o trattamenti, ad esempio presso un SERT per programmi di recupero legati alla tossicodipendenza.

Anche il soddisfacimento di bisogni di carattere religioso, il mantenimento delle relazioni familiari e sociali, nonché l'espletamento delle funzioni genitoriali sono ragioni considerate valide per richiedere un permesso.

Persino attività quotidiane, come fare la spesa o trascorrere del tempo con un figlio minore, possono essere valutate positivamente, purché sia dimostrata la loro necessità.

Ogni caso è analizzato singolarmente, tenendo conto della gravità della misura cautelare e delle esigenze del soggetto. L’autorità giudiziaria può, quindi, decidere di concedere l’autorizzazione per un tempo limitato e solo per il compimento di quelle specifiche attività indicate nella richiesta.

  Lavorare durante gli arresti domiciliari: è possibile?

Un’altra situazione che può giustificare un permesso di uscita durante gli arresti domiciliari riguarda lo svolgimento di un’attività lavorativa.

Questa possibilità è particolarmente rilevante per chi, durante l’esecuzione della misura, abbia la necessità di sostenere la propria famiglia, soprattutto in mancanza di altre fonti di reddito.

Il diritto a lavorare è stato ribadito dalla Corte di Cassazione, la quale ha specificato che, affinché il permesso sia concesso, il detenuto deve dimostrare che il proprio nucleo familiare si trovi in uno stato di indigenza economica.

La prova di questa condizione può avvenire attraverso la presentazione di documenti, come certificazioni di reddito o dichiarazioni da parte del datore di lavoro. Tuttavia, l’autorizzazione a lavorare non è concessa in modo automatico.

L’autorità giudiziaria valuterà anche altri fattori, come la compatibilità tra l’attività lavorativa e le esigenze cautelari che hanno portato alla misura degli arresti domiciliari.

Ad esempio, potrebbe essere negata l’autorizzazione se il lavoro si svolge in luoghi o contesti in cui il soggetto potrebbe entrare in contatto con altri pregiudicati o situazioni che compromettano le finalità della misura.

Un caso significativo è quello di un uomo sottoposto agli arresti domiciliari per tentata truffa, che si è visto negare il permesso di lavorare perché la sua attività, di tipo itinerante, era considerata poco compatibile con le limitazioni imposte dalla misura cautelare.

Nonostante il datore di lavoro avesse confermato l’intenzione di mantenerlo in servizio, il tribunale ha ritenuto che le condizioni non fossero idonee per garantire la sicurezza e il rispetto delle esigenze cautelari.

  Come si richiede un permesso?

Per ottenere un permesso di allontanamento, è necessario presentare un’apposita istanza all’autorità giudiziaria competente. Questa richiesta deve essere motivata in modo chiaro e corredato da documentazione che ne supporti la validità.

Ad esempio, per richiedere un permesso lavorativo, è fondamentale allegare un contratto di lavoro o una dichiarazione del datore, oltre a eventuali prove dello stato economico della famiglia.

L’autorità giudiziaria analizzerà l’istanza e deciderà se concedere o meno il permesso, valutando la compatibilità tra la richiesta e le esigenze cautelari sottostanti alla misura degli arresti domiciliari.

Va sottolineato che il permesso concesso sarà sempre limitato al tempo necessario per lo svolgimento dell’attività specificata e non comporterà una modifica della misura, ma solo delle modalità della sua esecuzione.

  Le conseguenze delle trasgressioni

Rispettare le prescrizioni imposte dagli arresti domiciliari è fondamentale per evitare conseguenze più gravi. Qualsiasi violazione, come uscire in orari non autorizzati, recarsi in luoghi diversi da quelli indicati nel permesso o utilizzare mezzi di comunicazione non consentiti, può comportare la revoca della misura cautelare e il trasferimento in carcere.

In caso di trasgressione, sarà il giudice a decidere se l’azione rappresenta una violazione delle regole o se, invece, è giustificabile.

Tuttavia, la mancata osservanza delle disposizioni è generalmente considerata un comportamento grave, che compromette la fiducia dell’autorità giudiziaria e rende più difficile ottenere ulteriori autorizzazioni.

 
Collage di casi: quando la giustizia fa un casotto!



In quest’ultimo paragrafo presentiamo una serie di casi che riguardano gli arresti domiciliari, i permessi concessi durante gli arresti domiciliari, la detenzione domiciliare e il lavoro, la trasgressione delle regole dell’arresto domiciliare.  

Sentenza n. 27193/2014 la Corte di Cassazione qualifica come “evasione” l'allontanamento di un uomo, per essersi recato in farmacia ad acquistare un medicinale
Sentenza n. 36123/2014 la sesta sezione penale della S.C. rigetta il ricorso di una donna uscita di casa per buttare la spazzatura
Sentenza n. 49794 del 28 novembre 2014 la Corte di Cassazione ha confermato la condanna di un soggetto imputato del reato di evasione per essersi allontanato da casa al fine di recuperare l'animale domestico in fuga in compagnia di un cugino
Tribunale di Lecce commette il reato di evasione chi, ristretto agli arresti domiciliari, va dal vicino per chiedere una confezione di salsa di pomodoro.

Insomma, si penserebbe ad un’estrema rigidità dei vari tribunali nel far rispettare la misura in questione, se non fosse che poi la stesa Corte di Cassazione, con sentenza n. 46093 del 7 novembre 2014, rigettando l'ordinanza del Tribunale di Bolzano, non prevede alcun rientro in carcere per un soggetto agli arresti domiciliari, che, nel rientrare dall'attività lavorativa autorizzata sulla strada di casa fece un salto al bingo nei limiti di tempo consentiti.

Proprio per questo, anche quando si tratta di misure cautelari, è bene farsi seguire da un legale fidato e affidabile, proprio come quelli che noi di Quotalo mettiamo a disposizione dei nostri utenti: avvocati penali che hanno deciso di sposare il motto maggiore risparmio, uguale qualità che ci caratterizza, perché crediamo che il migliore dei servizi sia quello di assicurare servizi migliori a tutti…  

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