Avvocato per anatocismo bancario: informazioni utili per sapere quando occorre rivolgersi ad un legale specializzato in diritto bancario
30 Luglio 2021 - Redazione
Avvocato per anatocismo bancario: di cosa si occupa
L’anatocismo è un termine che deriva dal greco e che significa letteralmente nuovo interesse. Si tratta, per chi non lo sapesse, di una pratica estremamente diffusa nel mondo degli istituti di credito, ancorché sia considerata da molti come parzialmente illegittima.
Il motivo è piuttosto semplice, l’anatocismo si basa sulla cosiddetta capitalizzazione degli interessi ormai “maturati” su una somma di denaro già dovuta. Questo significa che, dalla predetta somma, è possibile considerare l’importo ottenuto come base per il calcolo di ulteriori interessi.
In parole povere, e con un’espressione abbastanza sintetica ma efficace, si tratta dell’interesse dell’interesse. Già nel periodo dei romani questa pratica veniva mal vista, in illo tempore, infatti, l’anatocismo era sostanzialmente vietato, o meglio, erano previste delle norme che lo limitavano ampiamente in modo da tutelare il soggetto debitore. Con il passare degli anni la suddetta pratica è divenuta “quasi” tollerata, una prova è contenuta nell’articolo 1283 del Codice Civile il quale fa riferimento proprio all’anatocismo.
Cos'è l'anatocismo bancario
Da un punto di vista tecnico giuridico, è possibile definire l’anatocismo bancario come quella particolare operazione mediante la quale l’istituto di credito aggiunge alla somma capitale di un credito gli interessi su di esso maturati per poi prendere tale soglia come punto di riferimento per calcolare nuovi interessi.
Nel linguaggio bancario tali interessi, come anticipato, molto diffusi, vengono definiti come “interessi composti”.
Questo perché si tratta di interessi che vengono calcolati su un determinato debito (detto principale), insieme agli interessi maturati su di esso. Ovviamente, per poter applicare tali interessi è necessario aver stipulato un determinato contratto con una banca, ad esempio l’anatocismo è applicabile sicuramente al contratto di mutuo (contratto tipicamente oneroso).
Tuttavia, per avere maggior consapevolezza dell’istituto, è bene approfondire cosa dispone l’articolo 1283 c.c. il quale, come anticipato, lo ammette parzialmente:
“In mancanza di usi contrari, gli interessi scaduti possono produrre interessi solo dal giorno della domanda giudiziale o per effetto di convenzione posteriore alla loro scadenza, e sempre che si tratti di interessi dovuti almeno per sei mesi”.
Dalla norma è possibile comprendere che, innanzitutto, le banche possono capitalizzare gli interessi ma entro determinati limiti.
In primis, l’anatocismo inizia a maturare solo dopo che sia stata proposta la domanda giudiziale, inoltre, se le parti hanno così stabilito, solo all’eventuale inadempienza dei pagamenti degli interessi su interessi scaduti si calcolano nuovi interessi, in caso contrario, no. In ogni caso, la data di maturazione degli interessi deve essere almeno di sei mesi. Tuttavia, la norma citata dispone che tali limiti operano solo “in mancanza di usi contrari” ed è proprio questa parte della norma che ha dato luogo ad ampi dibattiti in giurisprudenza e in dottrina.
Anatocismo bancario: la giurisprudenza
La giurisprudenza nel corso degli anni ha mutato più volte orientamento in merito al tema dell’anatocismo. Inizialmente, negli anni successivi all’entrata in vigore del Codice, ha consentito largamente l’applicazione dell’anatocismo da parte degli istituti di credito. Tuttavia, l’esigenza di evitare seri problemi connessi all’usura, ha fatto sì che i giudici cambiassero opinione.
Ovviamente la disamina della giurisprudenza è focalizzata sull’attività della Cassazione, organo che svolge la cosiddetta funzione “nomofilattica” e che quindi guida i giudici nelle future decisioni. Da un punto di vista storico, le prime sentenze emesse dai giudici ermellini sul tema risalgono al 1999. In questo periodo, la Cassazione, in ben due pronunce (n. 2374, n. 3096) ha affermato che gli usi bancari avevano non natura normativa bensì negoziale e, sulla base di ciò, idonee a derogare l’articolo 1283 c.c.
La Cassazione ha altresì evidenziato come le banche tendessero a imporre il meccanismo di anatocismo ai propri clienti, facendo leva proprio sul fattore psicologico. In altre parole, la clausola che prevedeva l’anatocismo era una sorta di conditio sine qua non per ottenere il denaro. Poco dopo, onde evitare ulteriori contenziosi, il legislatore è intervenuto con il d.lgs 342/99, testo normativo che ha comportato modifiche all’art 120 del Testo Unico Bancario.
La norma testé richiamata attribuisce al Comitato Interministeriale per il Credito ed il Risparmio (cosiddetto CICR), il compito di stabilire, con apposita delibera, le modalità ed i criteri per la produzione di interessi sugli interessi nel mondo bancario. In questo modo, è stato possibile risolvere il problema sollevato più di vent’anni fa dalla Suprema Corte. Ad ogni modo, nel 2017 la Cassazione si è espressa nuovamente sul punto ed ha dichiarato illegittima questa prassi ormai piuttosto diffusa. Nella sentenza n.24293 i giudici ermellini hanno espresso nero su bianco il loro rifiuto su questa pratica, salvo specifica pattuizione delle parti.
Come si calcola l'anatocismo bancario
Il calcolo dell’anatocismo è stato espressamente previsto dalla legge e si basa sul cosiddetto TEGM (Tasso Effettivo Globale Medio) che viene comunicato ogni tre mesi da Bankitalia. Se il suddetto valore dovesse essere superiore ai 4 punti% si è in presenza di una vera e propria anomalia che prova l’avvenuta pratica dell’anatocismo.
Ad ogni modo, se si ha intenzione di calcolare di persona l’anatocismo, è bene precisare che si tratta di un’operazione piuttosto complessa, specie per chi non ha solide conoscenze di economia. Per questo, è consigliabile utilizzare gli appositi programmi che permettono di controllare se sia stato applicato l’anatocismo o meno in pochi minuti.
Esempio di funzionamento dell'anatocismo bancario
Per poter comprendere meglio il funzionamento dell’anatocismo è bene fare un esempio semplice ma esaustivo. Presupponiamo un capitale iniziale di 200 euro e un saggio di interesse del 2%.
Alla prima scadenza, dopo aver applicato gli interessi, il capitale e gli interessi daranno una somma di 204 euro. Alla seconda scadenza però, il calcolo degli interessi non si fa nuovamente prendendo in considerazione, come base, per applicare il 4% di interesse non è il capitale iniziale (200 euro) bensì 204 (somma data da capitale più interessi).
Anatocismo bancario prescrizione
Anche in merito alla questione della prescrizione dell’anatocismo ci sono sorte molte questioni teoriche, almeno fino al 2010 anno in cui si è pronunciata la Suprema Corte di Cassazione con sentenza n. 24418/2010. I giudici ermellini hanno chiarito che il dies a quo della prescrizione decorre dalla chiusura del conto. Quindi, in parole povere, il cliente ha diritto al rimborso degli interessi solo dal momento in cui viene pagato il saldo a titolo di chiusura del conto corrente.
Anatocismo bancario a chi rivolgersi
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