Ordine restrittivo: cos'è, come richiederlo e quando rivolgersi ad un avvocato specializzato
11 Gennaio 2024 - Redazione
Ordinanza restrittiva: quando può essere irrogata e perché
Con il passare degli anni purtroppo le violenze che si consumano all’interno del contesto familiare sono aumentate in modo notevole.
Sempre più spesso, infatti, si sente parlare di fatti di cronaca che hanno come protagonisti i familiari, o persone ad esse legate, vittime di violenze.
Tra i vari strumenti predisposti dal legislatore al fine di stigmatizzare questo fenomeno dilagante spicca l’ingiunzione di restrizione; essa è l’ideale per poter tutelare le vittime di reati come lo stalking, gli abusi domestici, i maltrattamenti, gli atti persecutori et similia.
Lo scopo dell’ordinanza restrittiva è infatti quello di fornire una protezione adeguata alle persone offese dalle altrui condotte violente mentre viene concluso il processo.
Se non ci fossero le ordinanze restrittive, infatti, per poter tutelare la vittima non si potrebbe far altro che attendere la sentenza di merito conclusiva del processo ed il suo passaggio in giudicato. Onde evitare ciò, quando ne ricorrono i presupposti previsti dalla legge il Giudice può in qualche modo anticipare l’esito del processo fornendo alla vittima una forma di tutela adeguata proprio grazie all'ordinanza restrittiva.
- Indice contenuti
- Definizione di ordine restrittivo
- Normativa di riferimento
- Quando si può richiedere un'ingiunzione di restrizione, quali sono i requisiti per richiederla
- In cosa consiste esattamente l'ordinanza restrittiva
- Qual è la distanza da mantenere con un'ordinanza restrittiva attiva e quali sono i limiti da rispettare
- Quali sono le conseguenze se l'ordine restrittivo viene violato
- Perché è sempre consigliato rivolgersi ad un avvocato per tutelarsi
Definizione di ordine restrittivo
Quando si parla di ingiunzione restrittiva, o ordinanza restrittiva, si fa riferimento al provvedimento del Giudice mediante il quale si limita la libertà personale o di circolazione della persona destinataria.
Più precisamente, mediante l’ordinanza restrittiva il giudice impedisce ad un determinato soggetto, uomo o donna che sia ma responsabile di comportamenti minacciosi e persecutori, di avvicinarsi ad un'altra persona, uomo o donna che sia.
Più precisamente, l’ordinanza restrittiva è una misura cautelare, il che significa che può essere concretamente emanata prima della sentenza di condanna definitiva, quando il processo risulta essere ancora pendente.
Altra caratteristica dell’ordinanza restrittiva è la sua temporaneità, il che significa che ha una durata necessariamente temporanea che viene meno decorso un determinato lasso di tempo e comunque una volta che il processo è terminato, a prescindere dall’esito dello stesso.
Normativa di riferimento
L’ordinanza restrittiva è disciplinata dall’articolo 282 ter del Codice di procedura penale. Questo infatti, dispone che con il provvedimento di divieto di avvicinamento, il giudice prescrive all’imputato, ovvero al soggetto nei cui confronti il Pubblico Ministero ha formulato un’accusa, di non avvicinarsi a determinati luoghi, abitualmente frequentati dalla persona offesa, ovvero di mantenere una determinata distanza da tali luoghi o dalla persona offesa stessa, anche disponendo l’applicazione delle particolari modalità di controllo ex art. 275 c.p.p.
Al comma due della medesima norma è previsto che, ove sussistano ulteriori esigenze di tutela, il giudice ha il potere di prescrivere all’imputato di non avvicinarsi a luoghi abitualmente frequentati da prossimi congiunti della persona offesa, da persona con questa conviventi o comunque legate da relazione affettiva, e mantenere quindi una determinata distanza dai suddetti luoghi e/o dalle suddette persone.
Il giudice ha anche il potere di vietare all’imputato di comunicare, mediante qualsiasi mezzo di comunicazione, con le persone sopra citate.
Tale norma è stata introdotta all’interno del Codice di rito in virtù dell’articolo 9 del Decreto-legge 23 febbraio 2009 n. 11 e convertito successivamente in Legge 23 aprile n. 38.
Quando si può richiedere un'ingiunzione di restrizione, quali sono i requisiti per richiederla
Come già anticipato, l’ordinanza restrittiva rientra nel novero delle misure cautelari, ciò significa che la sua emanazione compete al giudice e può avvenire solo su apposita istanza ordinanza restrittiva, e non d’ufficio, durante lo svolgimento di un processo penale.
In altre parole, è necessario che la persona a cui è diretta la suddetta ingiunzione risulti essere quantomeno sottoposta alle indagini preliminari, se non ancora imputata.
La persona che è offesa da un reato, ad esempio di stalking (uno dei più comuni purtroppo) non può contare in nessun modo di poter ottenere un’ordinanza restrittiva nei confronti dell’autore del reato.
Ciò significa, in altre parole, che se si sporge denuncia nei confronti di un soggetto che pone in essere condotte persecutorie, ciò non significa affatto che il giudice, solo perché presentata la denuncia, debba emettere un’ordinanza restrittiva.
Quest’ultima, può essere emessa solo per determinati reati o solo al ricorrere di specifiche circostanze, ammesso che il giudice le ritenga opportune.
Qualsiasi misura cautelare infatti, per poter essere emessa, deve necessariamente essere richiesta dal Magistrato del Pubblico Ministero al giudice procedente, ovvero, al giudice che sta seguendo la causa.
Quest’ultimo deve a sua volta ritenere che la suddetta ordinanza sia indispensabile al fine di tutelare la vittima dalla possibilità concreta, e non meramente eventuale, di subire ulteriori offese da parte del soggetto sottoposto alle indagini preliminari, cosiddetto imputato.
Ma non finisce qui, perchè la legge prevede infatti che il divieto di avvicinamento possa essere applicato solo quando si procede per i delitti per i quali è prevista la pena all’ergastolo, o la pena detentiva superiore, nel massimo, a tre anni.
In conclusione, la vittima deve necessariamente sollecitare il Pubblico Ministero affinché proponga al giudice di emettere un’ingiunzione restrittiva nei confronti dell’imputato/indagato.
Ad esempio è possibile chiedere al un’ordinanza restrittiva in caso di lesioni fisiche in seguito ad attacchi violenti, molestie sessuali, minacce, distruzione di proprietà personale, stalking.
In cosa consiste esattamente l'ordinanza restrittiva
Dopo aver visto cos’è l’ordinanza restrittiva, qual è il suo scopo e quali sono i presupposti per poterla richiedere ed ottenere, occorre analizzare in cosa consiste realmente.
L’ordinanza restrittiva nel nostro ordinamento giuridico prende il nome di divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla vittima; con il provvedimento che dispone il divieto di avvicinamento, l’autorità giudiziaria prescrive all’indagato/imputato, di non avvicinarsi a luoghi abitualmente frequentati dalla vittima, ovvero di mantenere una precisa distanza dai suddetti luoghi o dalla persona offesa.
Al fine di garantire l’osservanza di tale divieto, il giudice ha la possibilità di imporre al destinatario di indossare particolari strumenti elettronici finalizzati a facilitare il controllo negli spostamenti dello stesso, uno tra tutti il braccialetto elettronico.
Il divieto di avvicinamento, oltre ai luoghi abitualmente frequentati, ai prossimi congiunti della vittima ed alla vittima stessa, può estendersi fino all’uso dei mezzi di comunicazione come internet, telefoni cellulari, etc.
Il Giudice infatti può vietare all’indagato/imputato di comunicare con la persona offesa o con i familiari di quest’ultima con qualsiasi mezzo.
Tuttavia, è bene precisare che il divieto di avvicinamento può essere attenuato dal giudice nel caso in cui il destinatario della misura cautelare debba necessariamente frequentare determinati luoghi, ad esempio per motivi di lavoro.
Qual è la distanza da mantenere con un'ordinanza restrittiva attiva e quali sono i limiti da rispettare
Con l’ordinanza restrittiva, come più volte ribadito, il giudice prescrive all'imputato/indagato il divieto di avvicinarsi entro i limiti minimi di distanza prescritti alla persona che l’ha richiesta o ai luoghi della stessa frequentati o, a seconda dei casi, ad altre persone con cui quest'utima abbia rapporti di tipo qualificato (convivenza, parentela, affetto etc). Ma qual è la distanza minima di sicurezza? Nella maggior parte dei casi la distanza minima è fissata dal giudice in 500 metri.
Quali sono le conseguenze se l'ordine restrittivo viene violato
L’ordinanza restrittiva emessa dal giudice deve essere rispettata in quanto obbligatoria. Un'eventuale violazione infatti costituisce un reato vero e proprio ed è sanzionato con pena detentiva che va dai sei mesi fino ai tre anni di carcere ai sensi dell’art. 387 del Codice Penale.
Inoltre, la violazione del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla vittima può determinare anche un inasprimento della misura cautelare già irrogata.
In tal caso il giudice può provvedere nel senso di disporre la sostituzione o addirittura il cumulo con altra misura cautelare più grave, la cui scelta deve essere presa considerando la portata, le motivazioni e le circostanze in cui è avvenuta la suddetta violazione.
Perché è sempre consigliato rivolgersi ad un avvocato per tutelarsi
Se si è vittima di violenze, stalking o di altre condotte penalmente rilevanti sopra descritte è molto importante rivolgersi immediatamente, oltre che alle forze dell'ordine, ad un avvocato specializzato in diritto penale e procedura penale.
Grazie alla sua assistenza, infatti, è possibile capire fin da subito cosa occorre fare per mettersi al sicuro e per allontanare, nei limiti del possibile, colui o colei che sta avendo una condotta lesiva.
Solo comunicando con un legale, infatti, è possibile attivarsi per poter ottenere un’ordinanza restrittiva o altre misure cautelari finalizzate a proteggere la vittima fino all’esito del processo.
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