Scambio sul posto impianto fotovoltaico: come funziona e conviene davvero averlo?
20 Aprile 2022 - Redazione
Scambio sul posto: di cosa si tratta e perché non è ben visto da tutti
Chi installa (o ne valuta la convenienza e la fattibilità) un impianto fotovoltaico, sa che è possibile produrre più energia di quella necessaria per il fabbisogno immediato della propria abitazione e che questa può essere “ceduta” alla rete elettrica nazionale. È il meccanismo noto con il nome di scambio sul posto, uno dei più interessanti vantaggi dell'avere un impianto fotovoltaico. È una realtà intorno alla quale c’è spesso molta confusione e la normativa che la regolamenta cambia continuamente. Cerchiamo quindi di fare il punto della situazione fornendo tutti i dettagli tecnici ed economici per valutare la scelta di questa opzione per il proprio impianto fotovoltaico.
- Indice contenuti
- Cosa significa scambio sul posto?
- Come funziona lo scambio sul posto con il fotovoltaico?
- Come si calcola lo scambio sul posto?
- Pro e contro dello scambio sul posto
- Quanto paga il GSE per lo scambio sul posto?
- Come si richiede lo scambio sul posto
Cosa significa scambio sul posto?
Propriamente, stando alla definizione data dal GSE (Gestore Servizi Energetici), l’ente che si occupa della certificazione, verifica e controllo degli impianti fotovoltaici, lo scambio sul posto è una particolare forma di autoconsumo la quale, in sito, consente di “compensare l’energia elettrica prodotta e immessa in rete in un certo momento con quella prelevata e consumata in un momento differente da quello in cui avviene la produzione”.
Quindi l’energia elettrica prodotta in eccesso (non immediatamente utilizzata) dall’impianto fotovoltaico privato viene immessa nella rete elettrica nazionale per poi essere prelevata, in un secondo momento, per soddisfare i consumi necessari. Per questo meccanismo il GSE prevede un rimborso periodico sotto forma di contributo come compensazione tra il valore dell’energia elettrica prodotta e immessa nella rete e quello dell’energia elettrica prelevata e consumata in un secondo momento.
Questo sistema non solo è potenzialmente conveniente per il privato che installa l’impianto fotovoltaico in casa, ma lo è anche a livello generale perché permette di evitare di sprecare l’energia prodotta da quel singolo impianto. Generalmente, infatti, un impianto fotovoltaico produce energia elettrica nelle ore diurne, quando i raggi solari colpiscono le celle dei pannelli. Di sera, invece, quando l’irraggiamento è minore o assente l’impianto non è in grado di erogare energia; in questo modo il sistema dello scambio sul posto consente di risolvere il problema.
Quando l’impianto fotovoltaico è autonomo immette l’energia prodotta nella rete domestica, in modo da soddisfare tutte le necessità. La sera, o in condizioni meteo non ottimali, si accede alla tradizionale rete elettrica recuperando quanto immesso nelle ore diurne dove solitamente l’impianto produce più energia di quanto l’immobile ne consuma.
Come funziona lo scambio sul posto con il fotovoltaico?
Il sistema dello scambio sul posto viene definito come uno strumento di immagazzinamento virtuale in quanto la rete elettrica nella quale viene immessa l’energia prodotta e non consumata non è propriamente un sistema di accumulo con le tradizionali batterie (se vuoi avere più informazioni sul fotovoltaico con accumulo leggi questa guida). Per questo motivo è appropriato l’uso del termine virtuale per spiegare come funziona il meccanismo di scambio. Inoltre per poter accedere a questo tipo di forma di autoconsumo è necessario che l’impianto fotovoltaico sia collegato a un unico punto con la rete elettrica e sia in possesso di tutti i requisiti tecnici previsti.
In maniera molto semplice il sistema dello scambio sul posto permette di cedere l’energia prodotta dall’impianto fotovoltaico e di riprenderla quando necessario. Questo processo avviene grazie a un particolare contatore di scambio che misura i kWh immessi in modo sia da monetizzarne lo scambio che da registrare la quantità cui si ha diritto quando la si andrà a riprendere.
Come si calcola lo scambio sul posto?
Per comprendere la convenienza dello scambio sul posto bisogna valutare diversi fattori. Un primo elemento è quello dell’onere energia, ovvero il prezzo medio dell’energia elettrica (che varia di mese in mese) calcolato moltiplicando questo costo unitario per i kWh prelevabili. È bene precisare che si parla di kWh prelevabili perché ogni impianto ha differente capacità di trasmissione e distribuzione e perché su quell’energia vengono applicati anche degli oneri amministrativi.
C’è poi da considerare quanto ogni edificio e ogni impianto fotovoltaico riescono a scambiare e tutte le variabili legate alle differenze tra il prezzo dell’energia immessa e quella prelevata (definite e aggiornate sul sito del GSE).
Discorso a parte, ma da considerare attentamente, è quello delle cosiddette eccedenze. Ovvero: cosa accade se l’energia immessa nella rete elettrica è maggiore a quella prelevata? In questo caso viene calcolato e applicato un contributo aggiuntivo calcolato non sulla quantità di kWh annui, ma sul prezzo unitario di ogni kWh.
Pro e contro dello scambio sul posto
Alla luce di quanto detto è doveroso trarre delle conclusioni. Se è vero che molto dipende dalla potenza dell’impianto, dalla sua tipologia e da quanta energia riesce a produrre (e quanta se ne consuma) vale la pena accedere al sistema dello scambio sul posto? In linea teorica potremmo dire di sì, monetizzando quanto prodotto in eccesso ed evitando di sprecare energia, ma allo stesso tempo è doveroso fare delle puntualizzazioni.
Facendo qualche calcolo, infatti, si scopre come il prezzo dell’energia che viene pagata quando la si preleva è maggiore di quello concesso quando la si immette. Un meccanismo che, tra differenze di valutazione del valore dell’energia e oneri amministrativi, alla fine determina una perdita di circa il 35%. Che non è poco. in questo senso potrebbe essere utile valutare l’acquisto di un sistema di accumulo con le batterie, ma anche in questo caso sono diversi gli elementi di cui tenere conto.
Quanto paga il GSE per lo scambio sul posto?
Se ipotizziamo che un impianto fotovoltaico produce 10000kWh e che per le esigenze dell’edificio ne utilizza 3000kWh, il GSE pagherà i 7000kWh immessi nella rete. Ma a determinate condizioni. Innanzitutto che di quei 7000kWh una parte viene comunque consumata di notte a impianto fotovoltaico non attivo e che quindi quel prelievo costa in termini di oneri e tasse, che sono maggiorate rispetto a quanto si pagherebbe per l’energia elettrica tradizionale. Quindi si andranno a monetizzare solamente 3000kWh, a un valore di mercato inferiore rispetto a quello riconosciuto all’energia immessa e senza rimborsare le tasse pagate per i kWh immessi e prelevati.
Come si richiede lo scambio sul posto
Per accedere al sistema dello scambio sul posto esistono due sistemi. La prima è quella di inviare la richiesta direttamente al GSE compilando il Modello Unico semplificato che permette di siglare l’accordo sulla connessione e l’erogazione del servizio. In alternativa è possibile rivolgersi a un consulente o un esperto in installazione di impianti fotovoltaici con il quale non solo predisporre tutta la pratica, ma anche valutare costi e benefici di questa opzione verificando l’effettivo vantaggio soprattutto dal punto di vista economico.