Avvocato esperto in diritto bancario: informazioni utili per sapere quando occorre rivolgersi ad un legale specializzato in diritto bancario
02 Agosto 2021 - Redazione
Avvocato specializzato in diritto bancario: di cosa si occupa e come contattarne uno
Uno dei settori maggiormente regolamentati è sicuramente il diritto bancario, e questo di certo non sorprende. Le banche, infatti, si trovano a gestire quotidianamente milioni e milioni di euro di soggetti che li affidano a loro, pertanto, si tratta di un ambiente dove nulla è lasciato al caso. È altrettanto ovvio che le singole normative concernenti il mondo delle banche variano da Paese a Paese, certo esistono alcuni Paesi come ad esempio la Germania, la Francia, l’Italia che hanno sistemi piuttosto simili ma non per questo identici.
Per comprendere meglio la realtà fenomenica è fondamentale partire da una definizione del diritto bancario. In linea del tutto generale è possibile definire questa branca del diritto come l’insieme delle leggi che regolamentano il modo in cui gli istituti di credito in generale devono svolgere le proprie attività.
Per garantire che questi colossi agiscano in modo del tutto trasparente, sono state previste, sia a livello nazionale che a livello sovranazionale (specie a livello Europeo) una moltitudine di testi legislativi che vincolano il loro operato. È per questo che gli avvocati specializzati in diritto bancario devono conoscere molteplici leggi, e non solo, occorre considerare che la normativa nel settore bancario tende a variare con il passare degli anni e questo impone una specializzazione costante. Una volta definito, in modo piuttosto generico, il diritto bancario, è necessario comprendere di cosa si occupa.
Anche in questo caso, non è possibile definire in poche parole l’oggetto della regolamentazione del diritto bancario, tuttavia, è possibile individuare gli obiettivi più comuni ovvero:
- ridurre il rischio a cui sono esposti i cosiddetti creditori bancari,
- evitare il riciclaggio del denaro sporco,
- proteggere la riservatezza bancaria e, in special modo, la trasparenza del loro operato,
- fornire servizi equi e molto altro ancora.
Chi è l'avvocato specializzato in diritto bancario e di cosa si occupa
Come sopra accennato, gli avvocati specializzati in questo particolare settore hanno l’arduo compito di fare i conti con una miriade di testi normativi in continua evoluzione, tutto questo impone una solida preparazione e un’ottima conoscenza del diritto. Quindi, in breve, un avvocato esperto di diritto bancario è un professionista essenzialmente poliedrico, capace di districarsi in diverse attività come ad esempio: consulenza finanziaria, conclusione di contratti di natura bancaria, gestire il contenzioso bancario e molto altro ancora.
Se da un lato è vero che ormai, specialmente in Italia, ci sono tantissimi avvocati, è altrettanto vero che non è così facile scegliere il professionista adatto. Un ottimo suggerimento è quello di partire dalle proprie esigenze effettive, solo se si è consapevoli delle proprie necessità è possibile trovare la figura professionale adatta.
Ad esempio, se si ha intenzione di chiedere una consulenza finanziaria, magari continuativa, allora è necessario trovare un legale esperto in questo determinato settore. In molti credono che la consulenza finanziaria sia un’attività che l’avvocato in genere non effettua, tuttavia, non è affatto così, specie negli ultimi anni. Anzi, ormai gli avvocati ricoprono il ruolo di interlocutori privilegiati tra le imprese e i soggetti che si relazionano con essi.
Viceversa, se si ha intenzione di stipulare uno o più contratti con un istituto bancario, allora è necessario rivolgersi ad un avvocato che ha maturato una buona esperienza nei rapporti con questi soggetti e che conosca le prassi di quel determinato istituto bancario.
Ad esempio, è opinione diffusa che un contratto di mutuo, tutto sommato, sia piuttosto semplice da stipulare ma non è affatto così. Quando si instaura un rapporto con le banche è fondamentale essere accompagnati da un professionista capace di districarsi nella fitta nebbia di clausole e formulari. Il rischio, infatti, è quello di obbligarsi ad un contratto il cui contenuto va ad esclusivo vantaggio del predisponente (ovvero la banca).
D’altronde, il tema della cosiddetta asimmetria informativa è piuttosto caldo in questo settore e l’unico modo per poterla contrastare è proprio avere al proprio servizio un avvocato esperto. Ovviamente il mutuo non è l’unico contratto bancario che può esporre i consumatori a problemi di trasparenza si pensi ad esempio al leasing, contratti di finanziamento, cessione del quinto, fideiussioni, oppure alla problematica concernenti l’anatocismo e gli interessi bancari in generale. Dietro il meccanismo di calcolo degli interessi si nascondono diversi reati che, molto spesso, le banche commettono all’insaputa dei propri clienti.
Diritto bancario: quali sono i reati più comuni
Quando si parla di reati bancari si fa riferimento a quei comportamenti posti in essere dagli istituti di credito in violazione di una norma di natura penale. Ovviamente esistono tantissime condotte che, in astratto, potrebbero configurare un reato, tuttavia, ne esistono alcuni molto più frequenti rispetto ad altri. Nell’alveo degli illeciti bancari più frequenti rientra sicuramente il cosiddetto anatocismo bancario.
Con tale termine si indica sostanzialmente una capitalizzazione degli interessi su un capitale affinché essi siano a loro volta produttiva di ulteriori interessi. In parole povere, si tratta di interessi che a loro volta maturano interessi). Nel gergo bancario, tali interessi vengono definiti come “composti”. Un esempio potrebbe rendere più chiaro il concetto: si ha anatocismo quando la banca intende capitalizzare (ovvero sommare al capitale residuo) gli interessi ad ogni scadenza di pagamento, anche nel caso in cui siano regolarmente pagati.
Si prenda in considerazione il caso in cui la banca Beta emetta un finanziamento di euro 100.000,00 a favore di Tizio al tasso del 10% all’anno. Visto e considerato che le banche applicano gli interessi ogni tre mesi, nel caso di specie la banca Beta applicherà il tasso del 2,5% nel primo periodo di calcolo e la somma di riferimento saranno i 100.000,00 i quali ammonteranno a 102.000,00. Nel secondo periodo di calcolo, la banca Beta applicherà nuovamente il tasso di 2,5 ma prendendo come parametro di riferimento non gli iniziali 100.000,00 bensì la stessa somma maggiorata del 2,5% (il primo tasso di interesse applicato) e così via.
Questo, in breve, è l’anatocismo, ovvero, il calcolo dell’interesse anche sugli interessi precedentemente maturati. Tale operazione, ove posta in essere, è stigmatizzata dalla legge.
Un altro illecito piuttosto diffuso nei rapporti con gli istituti di credito, specialmente in passato, è l’usura. Diversamente dall’anatocismo, l’usura consiste nell’applicazione di un tasso di interesse a prestiti bancari particolarmente salato. O meglio, di un tasso di interesse che sfora il cosiddetto “tasso soglia” fissato ogni tre mesi, così come previsto dalla Legge 108/96, dalla Banca d’Italia.
È chiaro che le banche quasi mai adottano tassi che, nominalmente, superino il tasso citato. Tuttavia, questa protezione viene facilmente superato dagli istituti di credito i quali applicano alle aziende, o ai consumatori, oneri ulteriori rispetto agli interessi.
Gli oneri ulteriori potrebbero essere, ad esempio le commissioni di massimo scoperto, oppure, quelle concernenti la messa a disposizione dei fondi alle spese di incasso o di movimentazione del conto. Insomma, si tratta di tutti quegli oneri che, complessivamente affrontati dal cliente, fanno superare la soglia massima fissata dalla legge. Tale pratica configura non un illecito civile, bensì penale, il Codice Rocco infatti stigmatizza tale condotte con gli artt. 644 ss. c.p.
Non è possibile non nominare anche il reato di falso interno bancario e di mendacio bancario, entrambi previsti dall’art. 137 del TUB. Il mendacio si configura nel caso in cui un soggetto, al fine di ottenere concessioni di credito, per sé o per le aziende che amministra, o di mutare le condizioni cui il credito venne prima concesso, fornisce in modo doloso a un istituto di credito dati falsi sulla costituzione o sulla situazione economica, finanziaria, patrimoniale delle aziende interessate alla concessione del credito. Si tratta di un reato punito con una pena detentiva di dodici mesi e con una multa fino a 10 mila euro.
l secondo comma della medesima norma, invece, stigmatizza il falso interno bancario e dispone che:
“Salvo che il fatto costituisca reato più grave, chi svolge funzioni di amministrazione o di direzione presso una banca o un intermediario finanziario, nonché i dipendenti di banche o intermediari finanziari che, al fine di concedere o far concedere credito ovvero di mutare le condizioni alle quali il credito venne prima concesso ovvero di evitare la revoca del credito concesso, consapevolmente omettono di segnalare dati o notizie di cui sono a conoscenza o utilizzano nella fase istruttoria notizie o dati falsi sulla costituzione o sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria del richiedente il fido, sono puniti con l'arresto da sei mesi a tre anni e con l'ammenda fino a euro 20 mila.”
Il problema della trasparenza contrattuale
Una tematica strettamente connessa con il diritto bancario e, più in generale, con l’attività delle banche, è quella della trasparenza dei contratti. Per avere una maggiore consapevolezza del problema occorre partire dalla definizione del diritto privato, ovvero, il diritto che regolamenta i rapporti intersoggettivi tra “pares” ovvero, privati.
Fin dall’entrata in vigore del codice civile (1942), il legislatore ha basato l’intera disciplina contrattuale sul dogma dell’eguaglianza, seppur formale, tra i privati. Tuttavia, solo in una prospettiva disincantata dalla realtà è possibile affermare che tutti i privati siano effettivamente “pari” ovvero, abbiano il medesimo potere contrattuale.
Tale fenomeno è ancora più accentuato nei rapporti con gli istituti di credito, anzi, in queste circostanze, nella maggior parte dei casi, i consumatori, ma anche i professionisti, stipulano i contratti senza nemmeno comprendere fino in fondo il senso delle clausole.
Onde evitare questo spiacevole fenomeno, che nella sostanza, riflette una totale diseguaglianza tra le banche e i clienti delle stesse, il legislatore ha previsto diversi strumenti volti a garantire una maggiore trasparenza.
Oggi, infatti, gli intermediari finanziari e, più in generale, i dipendenti delle banche, hanno dei veri e propri obblighi di chiarezza e comprensibilità nei confronti dei consumatori e professionisti che hanno intenzione di concludere un accordo con la banca.
È risaputo, infatti, che dietro alle clausole opache, o comunque poco chiare e comprensibili, possono celarsi delle vere e proprie clausole vessatorie, ovvero, clausole che determinano un notevole squilibrio dei diritti e dei doveri che derivano dal contratto. Il che significa, in parole povere, attribuire ad una parte del contratto, quella che ha maggior potere ovviamente, maggiori facoltà e privilegi rispetto alla controparte, la quale, magari nemmeno ha capito il senso delle clausole sottoscritte.
Purtroppo, nonostante gli importanti passi in avanti avuti negli ultimi anni, anche sulla scorta della normativa sovranazionale, si tratta pur sempre di una tutela meramente “formale” basata su una tecnica di scrittura più comprensibile (recte chiara e comprensibile), oppure, sulla spiegazione dell’intermediario dei meccanismi di funzionamento degli interessi ecc.
Per evitare di commettere errori, è sempre consigliabile rivolgersi a degli esperti del settore, e questo vale non solo per i consumatori ma anche per i professionisti. Molto spesso anche costoro, nonostante il loro status, hanno difficoltà a decifrare il senso ed il contenuto delle clausole racchiuse nell’accordo contrattuale. Anche perché quasi sempre, si tratta di contratti conclusi mediante moduli e formulari, ovvero, clausole prestampate su un foglio di carta che deve essere letto e sottoscritto dall’aderente il quale non ha nessun potere di trattativa.
In parole povere, anche i professionisti, di fronte alle banche, possono essere considerati alla stregua di “contraenti deboli”, e, pertanto, è sempre consigliabile avere il supporto, soprattutto in sede di stipula, di un avvocato esperto nel mondo del diritto bancario. Questi, infatti, in caso di dubbi, può dare spiegazioni al cliente e può indirizzarlo verso ulteriori possibili soluzioni. Lo stesso ragionamento, a maggior ragione, vale per coloro che non possono essere considerati professionisti, ovvero, i consumatori, i quali, senza supporto, sono letteralmente in balia del maggior potere contrattuale delle banche.
Consulenza diritto bancario: rivolgiti ai legali specializzati
Come più volte ribadito, il diritto bancario rappresenta un settore particolarmente complesso ed insidioso, che impone una conoscenza tutt’altro che sommaria di moltissime leggi speciali e, ovviamente, del diritto civile. Se hai problemi con una banca o hai intenzione di stipulare un particolare contratto con un istituto di credito, è sempre consigliabile consultare un avvocato. Quotalo.it è la piattaforma online che permette di metterti in contatto con diversi avvocati specializzati in diritto bancario e scegliere quello più vicino a sé a cui chiedere consigli e pareri legali.