Come ottenere le autorizzazioni ed il nulla osta al vincolo idrogeologico: cosa cambia nel 2024
18 Gennaio 2024 - Redazione
Qual è la normativa nazionale vigente in merito di vincolo idrogeologico
Il vincolo idrogeologico è un concetto che riguarda la gestione delle risorse idriche e dei territori soggetti a fenomeni naturali come frane, alluvioni e dissesti idrogeologici. È un aspetto di grande importanza per la tutela ambientale e la prevenzione dei rischi legati all'acqua, soprattutto in aree geologicamente fragili.
Nel 2024 la gestione dei territori richiede un approccio più integrato e proattivo per ridurre al minimo i danni causati da eventi idrogeologici, ed una delle principali sfide è rappresentata dalla previsione e dalla prevenzione.
I sistemi di monitoraggio e allerta precoce si sono infatti evoluti grazie all'utilizzo di sensori avanzati, reti di monitoraggio geologico e idrologico, modelli matematici e algoritmi di apprendimento automatico, eppure la cronaca dimostra come non si sia ancora capaci di rilevare tempestivamente il rischio e di avvisare le popolazioni in pericolo, consentendo loro di evacuare.
Scopriamo quindi di più sull'argomento.
- Indice contenuti
- Come ottenere le autorizzazioni e il nulla osta al vincolo idrogeologico: cosa cambia nel 2024
- Qual è la normativa nazionale vigente in merito di vincolo idrogeologico
- Cosa comporta il vincolo idrogeologico
- Come ottenere il nulla osta per vincolo idrogeologico
- Modello richiesta di nulla osta
- Il rischio idrogeologico
Come ottenere le autorizzazioni e il nulla osta al vincolo idrogeologico: cosa cambia nel 2024
È stato il Regio Decreto n. 3267/1923 ad istituire quasi un secolo fa il vincolo idrogeologico, ancora oggi attuale e vigente, stabilendo che sono sottoposti a tale vincolo i terreni di qualsiasi natura e destinazione che, per effetto di particolari utilizzazioni e trasformazioni, possono perdere stabilità e subire inondazioni.
Vengono quindi dettate una serie di prescrizioni e procedure amministrative per ottenere l'assenso ad eseguire gli interventi attribuendo agli enti competenti il potere di individuale le modalità meno impattanti per eseguire i lavori. Risale invece agli anni '60 l’individuazione delle aree sottoposte a vincolo idrogeologico da parte del Corpo Forestale dello Stato, con l’elaborazione, per ogni comune, di una carta delle zone vincolate.
Le procedure e la documentazione da produrre per poter ottenere l'assenso alla realizzazione degli interventi in aree sottoposte a vincolo idrogeologico variano in funzione di:
- Tipologia dell'’intervento
- Modifiche indotte all'’assetto idrogeologico locale
- Natura agro-forestale del suolo.
Il R.D. 1126/1926 richiede poi, all’'art. n° 21, il rilascio di un’autorizzazione per gli interventi su terreni soggetti a vincolo e non sono lavorati da più di 5 anni o terreni boschivi, e all'’art. 20 l’obbligo di una comunicazione (a non meno di 1 mese dalla prevista data di inizio lavori) qualora gli interventi interessino terreni seminativi (dunque soggetti a periodica lavorazione).
Con deliberazione successiva sono state delegate alle Province e ai Comuni alcune delle funzioni amministrative relative alla autorizzazione di alcuni interventi in aree sottoposte a vincolo idrogeologico. Si prenda ad esempio il caso della Regione Lazio, che ha stabilito ulteriori ripartizioni tra gli Enti:
- Province, per impianti fotovoltaici a terra che raggiungano più di 200 KWp, impianti eolici con più di 60 KWp, e impianti a biomassa produttori di più di 200 KWp
- Comuni, per impianti fotovoltaici a terra la cui potenza non ecceda i 200 KWp, impianti eolici non eccedenti i 60 KWp, e impianti a biomasse di potenza fino a 200 KWp.
E che il rilascio del nullaosta spetta:
- Alla Regione, qualora le modifiche o trasformazioni d’uso interessino superfici di suolo eccedenti i 30.000 m2 o la movimentazione di più 15.000 m3 di terreno
- Alle Province, qualora attività e interventi interessino tra i 5.000 e i 30.000 m2 di terreno o movimentazioni comprese tra 2.500 e 15.000 m3
- Ai Comuni, per interventi su superfici di suolo inferiori a 5.000 m2 o movimentazione inferiori a 2.500 m3.
Qual è la normativa nazionale vigente in merito di vincolo idrogeologico
La normativa italiana in materia di vincolo idrogeologico è disciplinata principalmente dal Decreto del Presidente della Repubblica (D.P.R.) n. 380/2001, noto come Testo Unico dell'Edilizia, e dal Decreto del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (DMATM) 15 dicembre 2005.
Il D.P.R. n. 380/2001 stabilisce che i comuni devono individuare le zone a rischio idrogeologico e inserirle nel proprio strumento urbanistico generale, ovvero il Piano Regolatore Generale (PRG).
Queste zone vengono definite "aree soggette a vincolo idrogeologico" e sono suddivise in tre categorie: A, B e C.
- Le aree di categoria A sono quelle ad elevato rischio idrogeologico, in cui sono presenti frane, alluvioni, dissesti idrogeologici o altre forme di instabilità del terreno. In queste zone è vietato realizzare qualsiasi tipo di nuova costruzione o ampliamento delle esistenti.
- Le aree di categoria B sono quelle a medio rischio idrogeologico. In queste zone è consentita la realizzazione di nuove costruzioni, ma devono essere rispettate specifiche prescrizioni tecniche e criteri di progettazione per garantire la sicurezza delle opere.
- Le aree di categoria C sono quelle a basso rischio idrogeologico. In queste zone non sono richieste particolari prescrizioni, ma è comunque necessario rispettare le norme generali di edificazione.
Per determinare la classificazione delle zone a rischio idrogeologico, i comuni devono effettuare uno studio di caratterizzazione del territorio, che include l'analisi delle mappe geologiche, idrogeologiche e topografiche, nonché delle informazioni sui precedenti eventi calamitosi. Questo studio fornisce la base per la definizione dei piani di assetto idrogeologico a livello comunale.
Il DMATM 15 dicembre 2005, invece, stabilisce le modalità di attuazione della normativa sul vincolo idrogeologico. Tra le principali disposizioni contenute nel decreto, vi sono:
- Le linee guida per la redazione dei piani di assetto idrogeologico a livello comunale e provinciale
- Le modalità di consultazione delle amministrazioni competenti e degli enti territoriali in fase di pianificazione urbanistica
- Le prescrizioni tecniche per la progettazione e l'esecuzione delle opere in zone a rischio idrogeologico
- Le disposizioni in materia di bonifica e mitigazione del rischio idrogeologico.
Il DMATM norma anche le modalità di verifica e controllo sull'attuazione delle misure di prevenzione e protezione previste per le aree soggette a vincolo idrogeologico. Gli enti competenti sono tenuti a effettuare periodiche verifiche sul rispetto delle norme e delle prescrizioni tecniche da parte dei proprietari o degli occupanti dei terreni interessati.
Cosa comporta il vincolo idrogeologico
Il vincolo idrogeologico si riferisce alle restrizioni o alle limitazioni imposte su determinate aree in base alle loro caratteristiche idrogeologiche. Queste restrizioni sono progettate per proteggere l'ambiente naturale e la sicurezza delle persone, prevenendo o mitigando il rischio di eventi idrogeologici come frane, alluvioni o dissesti del suolo.
Il vincolo idrogeologico può comportare diverse conseguenze, tra cui:
- Limitazioni alla pianificazione urbana: le zone soggette a vincolo possono essere escluse o vincolate per attività di sviluppo urbano, come la costruzione di edifici, strade o infrastrutture -questo per evitare la compromissione delle caratteristiche del suolo e del sottosuolo che potrebbero portare a problemi di stabilità
- Divieto di costruzione: in alcune aree soggette a vincolo idrogeologico, potrebbe essere vietata completamente la costruzione di nuovi edifici o infrastrutture
- Adozione di misure di mitigazione: nelle zone soggette a vincolo potrebbero essere richieste misure di mitigazione per ridurre il rischio; misure che possono includere la realizzazione di opere di stabilizzazione del terreno, la messa in opera di sistemi di drenaggio o la creazione di zone cuscinetto
- Monitoraggio e valutazione: le aree interessate richiedono un monitoraggio costante delle condizioni idrogeologiche al fine di rilevare eventuali cambiamenti o segni di instabilità; questo può comportare l'installazione di strumenti di monitoraggio come piezometri, inclinometri o stazioni meteorologiche
- Responsabilità nella gestione del territorio: ciò implica, da parte delle autorità competenti, la pianificazione accurata, l'adozione di misure preventive, la sensibilizzazione dell'opinione pubblica.
È importante sottolineare che il vincolo idrogeologico non implica solo restrizioni e divieti, ma rappresenta anche un'opportunità per promuovere la gestione sostenibile del territorio, tant’è che svolge un ruolo fondamentale anche nella valutazione e approvazione di progetti di opere pubbliche e private.
Prima di autorizzare la realizzazione di nuove infrastrutture o di interventi edilizi, le autorità competenti devono valutare l'impatto idrogeologico dell'opera e richiedere eventuali misure di mitigazione o compensazione. L'obiettivo principale è quello di garantire la sicurezza dei cittadini, la tutela dell'ambiente e la salvaguardia del territorio dalle calamità naturali.
Come ottenere il nulla osta per vincolo idrogeologico
Il nullaosta per il vincolo idrogeologico in Italia è un documento rilasciato da enti competenti che attesta la compatibilità di un'area con il rispetto delle norme di tutela dell'ambiente e della sicurezza idrogeologica. Per ottenere tale nullaosta, è necessario seguire alcuni passaggi e fornire la documentazione richiesta.
Innanzitutto, occorre individuare l'ente responsabile del rilascio del nullaosta ed in genere si tratta dell'Autorità di Bacino competente per il territorio in questione o dell'ufficio idrografico provinciale; è consigliabile contattare direttamente l'ente per ottenere informazioni precise sui requisiti e le procedure da seguire.
Una volta identificato l'ente sarà necessario presentare una richiesta formale per ottenere il nullaosta che dovrà essere accompagnata da una serie di documenti, tra cui la planimetria dell'area interessata e la relativa documentazione catastale.
È importante fornire una descrizione dettagliata dell'intervento proposto, specificando se si tratta di una nuova costruzione, di una ristrutturazione o di un'opera di mitigazione del rischio idrogeologico, e una relazione tecnica redatta da un professionista abilitato, come un geologo o un ingegnere ambientale, che analizzi l'area sotto il profilo idrogeologico, individuando eventuali criticità e proponendo soluzioni per prevenirle o mitigarle. In alcuni casi, potrebbe essere richiesta anche una Valutazione di Incidenza Ambientale (VIA) o una Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) per dimostrare il rispetto delle norme di tutela ambientale. Una volta presentata la richiesta e la documentazione, l'ente competente avvierà un'istruttoria per valutare la conformità dell'intervento proposto alle norme di sicurezza idrogeologica.
Durante questa fase, l'ente potrebbe richiedere ulteriori informazioni o integrazioni alla documentazione presentata. Al termine dell'istruttoria, se l'ente ritiene che l'intervento proposto sia compatibile con il vincolo idrogeologico, rilascerà il nullaosta mentre in caso contrario, potrebbero essere richieste modifiche al progetto o potrebbe essere negato il rilascio.
È importante sottolineare che le procedure e i requisiti per ottenere il nullaosta per il vincolo idrogeologico possono variare leggermente a livello regionale o provinciale, pertanto è fondamentale contattare direttamente l'ente competente per ottenere informazioni aggiornate e precise sulle modalità di richiesta e sui documenti da presentare.
Modello richiesta di nulla osta
Visto che abbiamo prima citato il caso della regione Lazio, alleghiamo adesso il link al quale trovare il modulo di richiesta del nullaosta della provincia di Latina; nella risorsa di cui sopra è elencata anche tutta la documentazione generale per il rilascio del nullaosta per vincolo idrogeologico, vale a dire:
- Modulo notizie (a cura del richiedente)
- Reportage fotografico del luogo
- Relazione descrittiva e dettagli tecnici delle opere da realizzare, con annessa movimentazione terrena da effettuare, siglata del progettista
- Relazione realizzata da geologo iscritto all’albo
- Elaborato progettuale accompagnato da:
- planimetria in scala 1:10mila con indicazione dell’area/aree di intervento
- planimetrie catastali indicanti fogli e particelle coinvolti
- indicazioni della destinazione urbanistica dell’area interessata
- sezioni e profilo in scala del terreno sia prima che dopo i lavori
- piante, prospetti e sezioni in quota e in scala
- Copia ricevuta pagamento per spese di istruttoria.
Il rischio idrogeologico
La pianificazione urbanistica sostenibile è la chiave per affrontare il vincolo idrogeologico, evitando l'insediamento in aree ad alto rischio e promuovendo la riqualificazione delle zone vulnerabili. Sono necessarie normative (e relativa vigilanza) ancora più stringenti per il controllo degli insediamenti e la costruzione di infrastrutture resistenti agli eventi idrogeologici, come ponti e dighe.
La protezione delle coste è un'altra priorità nel 2024. L'innalzamento del livello del mare e l'erosione costiera rappresentano una minaccia significativa per le comunità. Bisogna implementate strategie di difesa, come la costruzione di barriere frangiflutti, la rinaturalizzazione delle spiagge e il ripristino degli ecosistemi costieri, assieme a misure di adattamento per affrontare gli effetti dei cambiamenti climatici, come la pianificazione delle evacuazioni e l'educazione alla resilienza costiera.
Tecniche come la bioingegneria, che utilizza piante e biomateriali per consolidare le superfici, e la costruzione di opere di ingegneria naturalistica, come zone umide artificiali e bacini di detenzione, sono adoperate in maniera ancora troppo “sporadica e casuale”.
In sintesi, nel 2024 il vincolo idrogeologico va affrontato attraverso una combinazione di politiche di gestione sostenibile, tecnologie innovative e consapevolezza pubblica. La collaborazione tra governi, istituzioni scientifiche, organizzazioni non governative e cittadini è fondamentale per affrontare in modo efficace questa sfida.
Tuttavia è importante sottolineare che il lavoro di gestione e prevenzione dei rischi idrogeologici è un processo continuo e in costante evoluzione, di certo non statico ma soggetto a modifiche nel corso del tempo, che richiede anche alle amministrazioni comunali e provinciali di aggiornare e modificare i piani di assetto idrogeologico per adattarli alle nuove condizioni del territorio e all'evoluzione delle conoscenze scientifiche e tecnologiche. Ecco perché il parere dei professionisti che si possono trovare su Quotalo.it è assolutamente imprescindibile ogni qualvolta si decida di intervenire un territorio. Se si desidera cercare e mettersi in contatto con un geologo esperto della propria zona di residenza, è possibile farlo in pochissimi click compilando il formulario di richiesta preventivo.