L’illuminazione della cucina: posizionamento e misure da seguire, scelta di tipi e modelli
26 Aprile 2016 - Redazione
Si è ormai conclusa l’epoca nella quale l’illuminazione della cucina coincideva con una plafoniera o un lampadario piazzato al centro della stanza, e questo soprattutto da quando sono cambiati i modelli e le funzioni delle cucine.
Oggigiorno è infatti possibile decidere tra cucine lineari (disposte lungo un’unica parete), angolari (o con penisola, in cui la disposizione è a L), a isola, oltre che cucine a scomparsa e angoli cottura. E per ognuna di queste sarà necessario adottare un’illuminazione specifica, sia rispetto al posizionamento che inerentemente al modello (e di conseguenza al tipo di luce fornita).
L’illuminazione della cucina: posizionamento delle fonti
Il ruolo della cucina è mutato nel tempo, e così da stanza unica, dedicata alla consumazione dei pasti, oggi la si vede aperta sul living e spesso integrata col salotto, dal quale sovente è separata solo per la presenza di alcuni elementi, come le isole (centrali o laterali, strutturali oppure aggiunte, alla stregua di piani di appoggio aggiuntivo, e in taluni casi anche a scomparsa), che spesso e volentieri tendono anche ad “appropriarsi” del ruolo dei tavoli, per cui non dirado divengono il posto dove cibarsi o dove comunque accomodarsi convivialmente durante la preparazione dei piatti.
E questo si riflette inevitabilmente sulla disposizione dell’illuminazione della cucina, alla quale è necessario approcciarsi con cura e attenzione, per avere la certezza di coniugare la bellezza e lo stile con la qualità e la funzionalità. A tal proposito è quanto mai opportuno prevedere dei punti luce proprio sulle aree dedicate alle varie attività imprescindibili di una cucina:
• luci sopra-lavello: una luce brillante, azionabile con un proprio interruttore, indipendentemente dall’illuminazione principale, che non solo facilita le operazioni di lavaggio di piatti e stoviglie, ma anche di preparazione degli alimenti;
• luci sopra-fornello: da installarsi a circa cinquanta centimetri dalla zona dei fuochi nel caso si tratti di plafoniere o led, e a circa settanta nel momento in cui abbiate optato per lampade sospese, saranno utili per evitare ombre (inevitabili, come nel caso del lavello, nel momento in cui doveste essere posizionate di spalle laddove dovesse essere presente un’unica fonte luminosa;
• luci sopra-tavolo: qualora siano presenti tavolo e sedie (che come detto, sempre più frequentemente, vengono sostituiti da bancone e sgabelli) essi rappresenteranno un punto che necessariamente dovrà godere di una luce ben posizionata (a meno che non preferiate il lume di candela!). Indipendentemente dal design scelto, la fonte luminosa dovrà trovarsi a circa 80 centimetri di distanza dal tavolo, e presentare una potenza di almeno 200 watt;
• luci direzionali: come lascia intuire il nome, si tratta si un tipo di illuminazione che contribuisce a rendere protagonista un punto preciso dell’ambiente nel quale è collocato: se ad esempio si desidera focalizzare l’attenzione su una vetrina o una credenza si possono utilizzare delle lampade da parete; se vogliamo illuminare in modo originale la zona pranzo si potrebbe optare per un tavolo che presenti delle lampadine alogene incassate (come Hoplà Rotondo Light, il tavolo luminoso dallo stile elegante, top in HPL con bordo nero e base in polietilene, disponibile in varie altezze e dimensioni).
L’illuminazione della cucina: la scelta dei vari modelli.
Quando si tratta degli elementi costitutivi dell’illuminazione della cucina, bisognerà in primis decidere il tipo di lampade che da utilizzare:
• lampade alogene, che si caratterizzano per temperature di esercizio piuttosto elevate, il costo poco contenuto, e l’esigenza di ricorrere ad un trasformatore, ma anche per una serie di vantaggi come un basso consumo energetico, ridotte dimensioni, varietà di forme disponibili, semplicità di sostituzione;
• lampade fluorescenti, che presentano una nutrita serie di vantaggi, come il risparmio energetico, la durata, la qualità della luce (non più bianca e fredda, come agli inizi, ma calda e adatta all’ambiente domestico), le diverse dimensioni; tra gli svantaggi indubbiamente il costo, che rimane ancora elevato, soprattutto per i modelli non regolabili in intensità;
• lampade a led, o luce trasmessa dai diodi, che annovera tra le caratteristiche distintive la lunga durata, l’elevata efficienza, il basso consumo, l’ecocompatibilità (essendo senza mercurio), l’assenza di emissioni di calore, oltreché la dimensione estetica, la compattezza, la varietà dei colori.
In seconda istanza si dovrà decidere per il tipo di corpo illuminante, nella fattispecie:
• faretti ad incasso, adottabili in presenza di controsoffittatura, saranno posizionati sulle aree funzionali, e nel caso in cui si tratti di una cucina di metratura limitata, il loro impiego consentirà di fare apparire l'ambiente più arioso e più spazioso;
• lampade a sospensione, che presentano però il difetto di appiattire le ombre ed emanare una luce fioca, che sarà necessario rinforzare con altre fonti luminose. L’ideale sarebbe optare per prodotti che consentano di regolare l'intensità dell'illuminazione, in modo da variarla a seconda delle esigenze, consentendosi anche un certo risparmio in bolletta rispetto a illuminazione con intensità fissa;
• lampade da tavolo, utili per potenziare l’illuminazione laddove carente, richiedono la sistemazione su di un piano orizzontale, sono leggere e poco ingombranti, ma vengono generalmente allocate in altre stanze, come il salotto e la camera da letto;
• lampade da terra, dalle forme più disparate e insolite, rappresentano dei veri e proprio elementi di design, che trovano spazio soprattutto in soggiorno o camere da letto, mentre sono evitate nei bagni e negli ambienti troppo piccoli (non sarà facile dunque che facciano parte dell’illuminazione della cucina, a meno che non si tratti di cucine-salotti, e le lampade non vengano collocate ai margini della zona pranzo, tanto da poter comunque godere della sua luce;
• lampade da parete, che possono caratterizzarsi per una diffusione della luce indiretta (verso l’alto), diretta (verso il basso), diretta/indiretta (verso entrambe le direzioni), oppure diffusa, a seconda della lampadina che verrà utilizzata, dell’altezza dei soffitti e dei colori delle superfici (ad influire sull’illuminazione della cucina contribuirà infatti anche il colore dei muri: colori scuri tenderanno ad assorbire la radiazione luminosa, mentre puntare una fonte di luce su una parete chiara contribuirà a diffonderne la luce in tutto lo spazio), oltreché della posizione di eventuali finestre (per comprendere dove e come si diffonde nella stanza la luce naturale).
L’illuminazione della cucina: tiriamo le somme…
Nella zona pranzo è meglio utilizzare una luce sospesa concentrata sul tavolo oppure una lampada da terra, con braccio curvo, che illumini il tavolo. Le lampadine a basso consumo sono l’ideale se la zona rimane illuminata per lunghi periodi.
Per l’illuminazione della cucina, accanto a quella centrale del lampadario (o plafoniera), è opportuno abbinare luci sotto i pensili, sui piani di lavoro e sul piano di cottura. Per una cucina non superiore ai 10 metri quadri bastano due lampade fluorescenti, mentre per cucine più grandi sarà il caso di adoperare un’illuminazione supplementare, come dei piccoli faretti posizionati a mezzo metro dai bordi di scaffali o armadietti, distanziando gli uni dagli altri di una decina di centimetri.