Falsa testimonianza processuale: quando si configura il reato nel codice penale, sanzioni e prescrizioni
03 Agosto 2023 - Redazione
Reato di falsa testimonianza: cos'è e quando si configura
In un processo, sia civile che penale, per poter “vincere” è necessario addurre delle prove.
Nel nostro ordinamento esiste il principio secondo cui “actore non probante reus absolvitur” ovvero “se l’attore non prova ciò che afferma, il convenuto viene assolto"; il legislatore ha infatti previsto una pluralità di mezzi di prova utilizzabili da chi agisce in giudizio per far valere i propri diritti, e tra di essi spicca sicuramente la testimonianza, ovvero un mezzo di prova attraverso il quale è possibile provare che un determinato fatto è accaduto.
Si tratta del mezzo di prova maggiormente utilizzato poiché le controversie spesso vertono su fatti che non sono documentati, come potrebbe essere il caso dei contratti scritti, o comunque non documentabili poiché avvenuti all’improvviso.
In sintesi, il testimone è un soggetto terzo rispetto alle parti in causa, che riferisce al giudice i fatti di cui ha avuto conoscenza diretta.
Nel processo penale la vittima può testimoniare a favore di se stessa, mentre l’accusato non ha tale facoltà.
È bene sottolineare fin da subito che testimoniare non è una mera facoltà ma un vero e proprio dovere; non è infatti possibile sottrarso al dovere di testimoniare senza andare in contro a delle sanzioni.
Ma approfondiamo insieme quali sono le conseguenze in caso di falsa testimonianza.
- Indice contenuti
- Cosa si intende con falsa testimonianza e come viene disciplinato dal Codice penale
- La falsa testimonianza è un reato o un delitto? quali sono gli elementi costitutivi del reato
- Quali sono le tre diverse forme di falsa testimonianza
- Chi sono i soggetti attivi e passivi
- Quali sono i rischi, le sanzioni e le pene per il testimone che dice il falso
- Cosa si intende per falso testimone inconsapevole
- Se, quando e come è possibile ritrattare una testimonianza
- Quando si parla di causa di non punibilità
- Come difendersi da un'accusa di falsa testimonianza
- Come un professionista legale può aiutare in questa situazione
Cosa si intende con falsa testimonianza e come viene disciplinato dal Codice penale
Narrare al giudice fatti con la consapevolezza che essi non si sono mai verificati nella realtà empirica costituisce un vero e proprio reato, previsto dal Codice Penale ai sensi dell’art. 372 c.p., reato per cui è prevista una pena detentiva da due ai sei anni.
Più precisamente, la norma dispone che chiunque, deponendo come testimone innanzi all’autorità giudiziaria o alla Corte penale internazionale, afferma il falso o nega il vero, ovvero tace, in tutto o in parte, ciò che sa intorno ai fatti sui quali è interrogato, è punito con la reclusione da due a sei anni.
È chiaro dunque che il legislatore desideri tutelare il corretto funzionamento dell’attività giudiziaria dal punto di vista della veridicità e della completezza della testimonianza.
La falsa testimonianza è un reato o un delitto? quali sono gli elementi costitutivi del reato
La falsa testimonianza rientra nel novero dei delitti ed è punita con una pena detentiva, ovvero la reclusione, da due ai sei anni; per quanto concerne i suoi elementi costitutivi, l’elemento oggettivo della falsa testimonianza è una condotta che può essere tanto attiva (si pensi ad esempio alla testimonianza mendace) tanto omissiva (si pensi a chi tace su aspetti di cruciale importanza, ovvero si dimostra reticente).
Trattasi inoltre di reato di pericolo, ciò significa che è sufficiente che la falsa testimonianza sia idonea ad influire sull’esito del processo senza che sia necessario che il processo debba concludersi con una sentenza errata proprio a causa della testimonianza stessa.
Il momento che determina la consumazione del reato in esame coincide con l’espletamento della prova testimoniale ed il conseguente esaurimento di tutte le domande formulate al testimone.
Con riferimento all’elemento soggettivo del reato, invece, è necessario e sufficiente il cosiddetto dolo generico, ovvero la mera consapevolezza e la volontà di affermare il falso, negare il vero o tacere su aspetti cruciali rimanendo perciò indifferente l’obiettivo concretamente perseguito dal testimone.
Infine, trattandosi di un reato “unisussistente” e di pericolo, non è possibile configurare il “tentativo” di falsa testimonianza.
Quali sono le tre diverse forme di falsa testimonianza
Come sopra anticipato, quando si parla del reato di falsa testimonianza si pensa quasi sempre a chi, dinanzi al giudice, racconta fatti non veritieri.
Tuttavia, il reato in esame può essere configurato anche con altre condotte, come ad esempio la reticenza, l'affermazione del falso o la negazione del vero:
- Reticenza: si verifica quando il testimone conosce determinati fatti, o sa che quei fatti si sono manifestati in un determinato modo, e decide volontariamente di non raccontarli al giudice durante la prova testimoniale. In poche parole, la reticenza è la volontà di non dire fatti di cui si è a conoscenza e che riguardano l’oggetto della controversia.
- Affermare il falso: condotta classica di colui il quale commette il reato di falsa testimonianza è l’affermazione del falso. Afferma il falso colui che, pienamente consapevole che un determinato accadimento si sia manifestato in un certo modo o che un determinato soggetto si sia comportato in un determinato modo, racconta al giudice una versione completamente diversa di ciò che ha visto.
- Negare il vero: il reato di falsa testimonianza può essere consumato anche da chi, durante l’esame testimoniale, decide in modo deliberato di negare la verità. In sostanza, commette il reato di falsa testimonianza anche chi, pienamente consapevole che un determinato fatto sia vero, dichiara dinanzi al giudice l’opposto.
Chi sono i soggetti attivi e passivi
Come anticipato, il reato in esame è un reato che lede la normale amministrazione della giustizia, pertanto il soggetto passivo del reato è la collettività che ha interesse all’ordinato e corretto svolgimento dell’attività giurisdizionale.
Viceversa, il soggetto attivo, è ovviamente colui il quale pone in essere una delle condotte sopra descritte durante l’escussione della prova testimoniale.
Quali sono i rischi, le sanzioni e le pene per il testimone che dice il falso
Il reato di falsa testimonianza è un reato procedibile d’ufficio, ciò significa che chi lo commette può essere denunciato alle autorità in qualsiasi momento e rischia una pena detentiva importante.
Non solo infatti colui che commette il reato in esame rischia la reclusione in carcere da due a sei anni, ma qualora per effetto della falsa testimonianza il giudice dovesse pronunciare sentenza di condanna alla reclusione o all’ergastolo, sono previsti aumenti di pena proporzionali all’entità della pena inflitta all’imputato.
Cosa si intende per falso testimone inconsapevole
Per commettere il reato di falsa testimonianza è necessario il dolo, ciò significa che è fondamentale voler mentire, negare la veridicità di un fatto o essere reticente.
Ma cosa accade se un soggetto riferisce in modo errato i fatti ma in modo inconsapevole? In questo caso non è possibile parlare di reato di falsa testimonianza poiché manca proprio il dolo, ossia l'elemento costitutivo del reato.
Purtroppo però solo in linea astratta e teorica è facile distinguere il reato di falsa testimonianza dal falso testimone inconsapevole, perché nel concreto potrebbe non essere facile dimostrare che il testimone non ha volontariamente mentito ma ha semplicemente riferito al giudice ciò che reputava fosse vero o comunque ciò che credeva di ricordare.
Se, quando e come è possibile ritrattare una testimonianza
Ai sensi dell’art. 376 c.p. il soggetto che ha posto in essere il reato di falsa testimonianza non può essere punito se, non oltre la chiusura del dibattimento e nel medesimo procedimento (in sede penale) o la pronuncia della sentenza definitiva (in sede civile) ritratti il falso e manifesti il vero.
La ritrattazione, dunque, consiste in una smentita inequivocabile del fatto oggetto della deposizione accompagnata dalla dichiarazione veritiera in ordine al medesimo fatto; in sintesi il legislatore permette a chiunque di ritrattare la propria falsa testimonianza ed evitare così di incorrere alla responsabilità penale.
Quando si parla di causa di non punibilità
Il legislatore ha previsto alcune cause di non punibilità di chi ha posto in essere il reato di falsa testimonianza.
Più precisamente, l’art. 384 c.p. stabilisce una causa speciale di non punibilità nel caso in cui il reato in esame sia stato commesso da chi sia stato costretto per salvare sé stesso o un prossimo congiunto da un grave ed inevitabile nocumento nella libertà o nell’onore, o da chi per legge non avrebbe dovuto essere assunto come testimone o non avrebbe potuto essere obbligato a deporre o comunque a rispondere o avrebbe dovuto essere avvertito della facoltà di astenersi dal rendere la testimonianza.
La ratio della norma è chiara, è quella di evitare che un soggetto sia tenuto ad “auto-incriminarsi” e garantire l’incoercibilità dei sentimenti familiari.
Nel nostro ordinamento infatti non si può essere messi nella condizione di dire la verità (ed essere puniti) o di mentire (ed essere puniti per falsa testimonianza). Lo stesso dicasi anche per coloro che sono stretti congiunti del soggetto imputato nel processo penale.
Il legislatore, infatti, ha deciso di riconoscere prevalenza alla sfera dei sentimenti familiari rispetto alla efficienza della giustizia. Non è possibile “obbligare” i parenti più stretti all’imputato a riferire fatti che potrebbero portare alla condanna certa di un parente.
Come difendersi da un'accusa di falsa testimonianza
Nel caso in cui si agisca in sede penale, si dovrà sporgere una denuncia – querela, nei confronti di colui il quale ha commesso il reato di falsa testimonianza, allegando tutti i documenti utili a dimostrare la falsità delle dichiarazioni rese dal testimone.
Potrebbe sorgere spontanea la domanda: come è possibile provare la falsa testimonianza altrui? Ad esempio, è possibile farlo mediante delle fotografie oppure attraverso un documento da cui risulti che il testimone al momento dei fatti non avrebbe mai potuto vedere o sentire ciò che ha riferito al giudice perché era altrove. Insomma, qualsiasi mezzo può essere idoneo a dimostrare la falsità della altrui testimonianza.
Come un professionista legale può aiutare in questa situazione
Difendersi da chi nel processo avanza una falsa testimonianza potrebbe non essere una cosa semplice.
In genere gli avvocati utilizzano dei veri e propri stratagemmi per poter verificare la credibilità della persona sentita come testimone al fine di rendere palese la sua falsa testimonianza, ad esempio facendo domande estremamente precise, perché chi mente tende a dare risposte generiche e poco precise. Nella fase del cosiddetto controesame è possibile sottoporre il testimone a domande suggestive, ovvero volte a suggerire la risposta e volte a saggiare l’attendibilità del teste.
Infine, è bene sapere che nel processo penale i testimoni che vengono sentiti hanno già reso dichiarazioni innanzi alla polizia giudiziaria, dichiarazioni queste che ovviamente si trovano nei verbali a disposizioni delle parti. Per smontare la falsa testimonianza è possibile insistere con domande che potrebbero far emergere le contraddizioni del teste.
Insomma, per potersi tutelare da chi effettua una falsa testimonianza è fondamentale avere al proprio fianco un avvocato con una certa esperienza. Se sei alla ricerca di un professionista, Quotalo.it è ciò chè fa per te. Su Quotalo è infatti possibile trovare i migliori professionisti legali in campo penale a cui richiedere una consulenza senza impegno.