Ricorso contro cartelle esattoriali errate: come e quando agire
06 Febbraio 2025 - Redazione
Quando un contribuente riceve una cartella esattoriale dall'Agenzia delle Entrate-Riscossione, è necessario analizzarla con attenzione per verificare l’esattezza della richiesta di pagamento e valutare l'eventuale possibilità di presentare un ricorso.
L'Agenzia delle Entrate-Riscossione, che dal 2017 sostituisce Equitalia, agisce come ente esattore, ricevendo l’incarico dall’ente creditore per recuperare il mancato pagamento di tributi, contributi o sanzioni.
L'importo della cartella esattoriale è generalmente superiore alla cifra originariamente dovuta, poiché comprende non solo il debito iniziale, ma anche interessi di mora, sanzioni, l’aggio dell’esattore e altre spese amministrative o legali.
- Indice contenuti
- Elementi costitutivi della cartella esattoriale
- Verifica della cartella e possibilità di ricorso
- Richiesta di sospensione della riscossione
- Annullamento del debito e ricorso giudiziale
- Errori formali e annullamento della cartella
- Conclusione
Le cartelle di pagamento includono vari oneri aggiuntivi:
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Interessi di mora: calcolati sul mancato pagamento alla scadenza prevista, secondo i tassi stabiliti dalla legge.
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Sanzioni: applicate dall’ente creditore in caso di violazione fiscale o amministrativa.
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Aggio: compenso spettante all’Agenzia delle Entrate-Riscossione per il servizio di riscossione.
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Spese amministrative e di esecuzione: comprendono i costi legati ad azioni cautelari o esecutive, come fermi amministrativi e ipoteche.
La prima azione da intraprendere è verificare la correttezza della cartella esattoriale. Potrebbero esserci errori, come un pagamento già effettuato ma non registrato o un importo errato. In questi casi, il destinatario ha il diritto di presentare un ricorso.
Il ricorso è un’azione legale per tutelare i propri diritti contro un atto amministrativo ritenuto ingiusto.
Il contribuente può decidere di agire autonomamente o di rivolgersi a un professionista specializzato, come un avvocato tributarista.
Richiesta di sospensione della riscossioneSe il contribuente ritiene che il debito sia ingiusto, può chiedere la sospensione della riscossione per via amministrativa o giudiziale.
Grazie alla Legge di Stabilità 2013, è possibile richiedere la sospensione direttamente all’Agenzia delle Entrate-Riscossione nei seguenti casi:
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Il debito è prescritto o decaduto.
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L’ente creditore ha già emesso un provvedimento di sgravio.
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L’importo è stato sospeso amministrativamente dall’ente creditore.
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È stata emessa una sentenza giudiziale che annulla la richiesta dell’ente impositore.
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Il pagamento è già stato effettuato, anche solo parzialmente.
Per attivare la sospensione, il contribuente deve scaricare il modulo specifico dal sito dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione, compilarlo e inviarlo alla sede competente.
Annullamento del debito e ricorso giudizialeSe la cartella riguarda un pagamento già effettuato, il contribuente può agire in tre modi:
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Rivolgersi al Giudice di Pace.
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Contattare direttamente l'ente creditore.
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Presentare un’istanza all’Agenzia delle Entrate-Riscossione per la sospensione e lo sgravio.
Se l’ente creditore riconosce l’errore, emette un provvedimento di sgravio che annulla il debito. È consigliabile notificare all’ufficio di riscossione la richiesta di sgravio e, contemporaneamente, richiedere la sospensione della riscossione per evitare azioni esecutive.
L’ente creditore ha 220 giorni per pronunciarsi. Se trascorso questo termine non fornisce risposta, il debito si considera annullato e la cartella decade.
In alternativa, il contribuente può presentare ricorso giudiziale entro 60 giorni dal ricevimento della cartella.
A seconda della natura del debito, il giudice competente sarà diverso:
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Giudice del lavoro per contributi previdenziali.
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Commissione tributaria per imposte e tributi.
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Giudice di pace per sanzioni amministrative.
Se il ricorso viene accolto, l’ente deve annullare il debito. Se non lo fa, è possibile presentare un giudizio di ottemperanza per obbligarlo a rispettare la sentenza.
Errori formali e annullamento della cartellaOltre all'inesistenza del debito, la cartella potrebbe contenere errori formali che ne determinano l'annullamento.
Ad esempio, potrebbe mancare la firma del responsabile del procedimento o potrebbero esserci vizi di notifica. Anche in questi casi, è possibile presentare un ricorso.
È fondamentale non agire d'impulso alla ricezione della cartella, ma verificare attentamente la propria posizione e consultare un professionista per evitare errori che potrebbero aggravare la situazione economica.
Situazione | Cosa fare | Entro quando | A chi rivolgersi |
---|---|---|---|
Importo errato | Richiedere correzione e sospensione | 30 giorni | Agenzia Entrate |
Debito prescritto | Fare ricorso | 60 giorni | Giudice tributario |
Pagamento già effettuato | Chiedere sgravio | 220 giorni | Ente creditore |
Affrontare una cartella esattoriale può essere complesso, ma con la giusta preparazione e assistenza è possibile far valere i propri diritti.
È importante agire tempestivamente per evitare aggravi di costo e adottare la strategia più adeguata in base alla propria situazione.
Consultare un esperto di diritto tributario può essere decisivo per ottenere la sospensione o l'annullamento del debito.