Come chiedere un risarcimento per danni ospedalieri
30 Novembre 2017 - Redazione
In merito alla questione del risarcimento per danni ospedalieri ci pare doveroso chiarire alcuni punti, anche perché da studi che sono stati svolti da più enti pare che gli errori medici uccidano più dei tumori: sarebbero infatti 32 mila le persone che subiscono danneggiamenti derivanti da errori medici ogni anno (il 4% dei pazienti), 30 mila le denunce e le richieste di risarcimento dei danni medici e 15 mila le cause che finiscono in tribunale (a questi numeri sarebbero poi da sommarsi tra i 14 e i 50 mila casi che si concludono con la morte del paziente, determinata da diagnosi tardive o errate).
Il primo aspetto che volevamo chiarire concerne la differenza che intercorre tra avanzare richiesta di risarcimento per danni sanitari alla struttura ospedaliera oppure al singolo professionista: per far valere i propri diritti con gli ospedali il paziente ha più tempo (10 anni dal danno subito) ed è sufficiente che presenti una documentazione, accompagnata magari dagli esiti di una perizia, per dimostrare il danno subito; al contrario, quando si vuole indirizzare la richiesta di risarcimento direttamente al medico di una struttura si dispone di soli 5 anni e la prova è totalmente a carico del paziente, al quale competerà dimostrare non solo la sussistenza di un danno alla salute, ma anche il nesso causale con l'erronea condotta medica.
Il secondo aspetto sul quale vogliamo soffermarci riguarda il risarcimento per danni ospedalieri richiesto al medico e non alla struttura: un professionista non può essere incolpato per lesioni o omicidio colposo per un puro errore tecnico, ma solo se sussistano anche negligenza e imprudenza, mentre non gli si può avanzare accusa di imperizia nel caso in cui si sia attenuto a determinate linee guida.
Il terzo punto è sostanzialmente una riflessione: l’errore medico è un fenomeno rilevante nel nostro sistema sanitario, e le sue conseguenze colpiscono tanto il paziente e i suoi familiari -quando il danno sussiste-, tanto i medici -quando l’evento non è provocato dalla responsabilità diretta del singolo professionista sanitario-: è necessario infatti considerare che gli episodi di malasanità non sempre però hanno a che fare con l'errore diretto dell'operatore, ma derivano spesso da disservizi, carenze, strutture inadeguate, lunghe attese, etc. Cionondimeno, dal momento che è stato valutato che otto medici su dieci con 20 anni di anzianità professionale, almeno una volta nella loro carriera sono stati sottoposti a un’inchiesta per un presunto errore medico, si corre il rischio che si affermi una “medicina difensiva”, che punta a salvaguardare anzitutto l’incolumità giudiziaria del medico a scapito della salute del paziente, e questo a sua volta determinerebbe due conseguenze, opposte tra loro: la prima è un ricorso ad esami diagnostici sempre più massiccio, con un conseguente spreco per il Sistema sanitario nazionale; il secondo è la maggiore difficoltà da parte del paziente a trovare assistenza medica.
I numeri degli errori sanitari .
Assodato che ai primi posti delle specializzazioni mediche più soggette ad errori sanitari si trovano ortopedia, oncologia, e ginecologia ed ostetricia, tra il 2009 e il 2012 su 570 casi di presunta malasanità, 117 si sono verificati in Sicilia, 107 in Calabria, 63 nel Lazio, 37 in Campania, 36 in Emilia Romagna e Puglia, 34 in Toscana e Lombardia, 29 in Veneto, 24 in Piemonte, 22 in Liguria, 8 in Abruzzo, 7 in Umbria, 4 nelle Marche e Basilicata, 3 in Friuli, 2 in Molise e Sardegna, 1 in Trentino.
Ciò significa che oltre la metà dei casi si sono verificati nelle regioni del Sud, che però paradossalmente sono anche quelle con una spesa (e un deficit!) sanitaria più consistente: e questo conferma che non spendere di più non equivale a spendere meglio...
Altra differenza paradossale tra Nord e Sud riguarda il numero dei medici e dei posti letto: nei centri del meridione e delle Isole ci sono più medici che posti letto (magari sarà anche questo che una parte abbastanza consistente dei presunti errori ospedalieri sono collegati alla rete di emergenza-urgenza: persone visitate al pronto soccorso, dimesse frettolosamente e decedute poco dopo, pazienti morti dopo attese estenuanti, ambulanze prive di defibrillatori).
Risarcimento per danni ospedalieri
Come fare per ottenere il risarcimento da errore ospedaliero?
Innanzitutto bisogna procurarsi la documentazione necessaria: col supporto del medico di base bisognerà sottoporsi a visite ed esami specialistici, e sarà utile richiedere la propria cartella clinica alla struttura in cui si sono ricevute le cure, che è obbligata a renderla disponibile entro 7 giorni (30 se poi si necessita di integrazioni).
Come step successivo è d’uopo rivolgersi a degli esperti: un avvocato specializzato in ambito sanitario e un medico legale per la perizia.
Il suggerimento successivo è quello di tentare un accordo dinanzi a un giudice (le parti sono obbligate a presentarsi) o una mediazione (procedura alternativa più informale).
La conclusione alla quale si perviene dopo questa sequenza è una Conciliazione, cioè un accordo tra paziente e ospedale-personale (da ottenere entro sei mesi) oppure una causa per risarcimento da danno ospedaliero: come detto in apertura, se la causa è contro il personale o il medico ospedaliero sarà la perizia effettuata sul paziente a provare che il danno alla salute è stato causato da errore sanitario; se la causa viene intentata contro l'ospedale o il medico privato ricade sui professionisti l’onere di scagionarsi, adducendo prove a dimostrazione dell’impeccabile condotta professionale.
È evidente come, sia che siate un paziente che vuole avanzare richiesta di indennizzo per danno provocato da malpractise ospedaliera, sia che siate un medico che si vede accusato da un paziente per aver leso il suo diritto alla salute (costituzionalmente garantito), abbiate bisogno del sostegno di un legale, anche perché si stima che la risoluzione di una causa per errore medico non avviene prima dei 4 anni, e questi lunghi tempi potrebbero minare la solidità di chiunque.
Meglio dunque entrare nel nostro database di avvocati e mediatori e scegliere l’esperto che, sia per esperienza professionale e formativa, sia per vicinanza geografica, possa sostenervi in questo lungo e tortuoso percorso.
Il primo aspetto che volevamo chiarire concerne la differenza che intercorre tra avanzare richiesta di risarcimento per danni sanitari alla struttura ospedaliera oppure al singolo professionista: per far valere i propri diritti con gli ospedali il paziente ha più tempo (10 anni dal danno subito) ed è sufficiente che presenti una documentazione, accompagnata magari dagli esiti di una perizia, per dimostrare il danno subito; al contrario, quando si vuole indirizzare la richiesta di risarcimento direttamente al medico di una struttura si dispone di soli 5 anni e la prova è totalmente a carico del paziente, al quale competerà dimostrare non solo la sussistenza di un danno alla salute, ma anche il nesso causale con l'erronea condotta medica.
Il secondo aspetto sul quale vogliamo soffermarci riguarda il risarcimento per danni ospedalieri richiesto al medico e non alla struttura: un professionista non può essere incolpato per lesioni o omicidio colposo per un puro errore tecnico, ma solo se sussistano anche negligenza e imprudenza, mentre non gli si può avanzare accusa di imperizia nel caso in cui si sia attenuto a determinate linee guida.
Il terzo punto è sostanzialmente una riflessione: l’errore medico è un fenomeno rilevante nel nostro sistema sanitario, e le sue conseguenze colpiscono tanto il paziente e i suoi familiari -quando il danno sussiste-, tanto i medici -quando l’evento non è provocato dalla responsabilità diretta del singolo professionista sanitario-: è necessario infatti considerare che gli episodi di malasanità non sempre però hanno a che fare con l'errore diretto dell'operatore, ma derivano spesso da disservizi, carenze, strutture inadeguate, lunghe attese, etc. Cionondimeno, dal momento che è stato valutato che otto medici su dieci con 20 anni di anzianità professionale, almeno una volta nella loro carriera sono stati sottoposti a un’inchiesta per un presunto errore medico, si corre il rischio che si affermi una “medicina difensiva”, che punta a salvaguardare anzitutto l’incolumità giudiziaria del medico a scapito della salute del paziente, e questo a sua volta determinerebbe due conseguenze, opposte tra loro: la prima è un ricorso ad esami diagnostici sempre più massiccio, con un conseguente spreco per il Sistema sanitario nazionale; il secondo è la maggiore difficoltà da parte del paziente a trovare assistenza medica.
I numeri degli errori sanitari .
Assodato che ai primi posti delle specializzazioni mediche più soggette ad errori sanitari si trovano ortopedia, oncologia, e ginecologia ed ostetricia, tra il 2009 e il 2012 su 570 casi di presunta malasanità, 117 si sono verificati in Sicilia, 107 in Calabria, 63 nel Lazio, 37 in Campania, 36 in Emilia Romagna e Puglia, 34 in Toscana e Lombardia, 29 in Veneto, 24 in Piemonte, 22 in Liguria, 8 in Abruzzo, 7 in Umbria, 4 nelle Marche e Basilicata, 3 in Friuli, 2 in Molise e Sardegna, 1 in Trentino.
Ciò significa che oltre la metà dei casi si sono verificati nelle regioni del Sud, che però paradossalmente sono anche quelle con una spesa (e un deficit!) sanitaria più consistente: e questo conferma che non spendere di più non equivale a spendere meglio...
Altra differenza paradossale tra Nord e Sud riguarda il numero dei medici e dei posti letto: nei centri del meridione e delle Isole ci sono più medici che posti letto (magari sarà anche questo che una parte abbastanza consistente dei presunti errori ospedalieri sono collegati alla rete di emergenza-urgenza: persone visitate al pronto soccorso, dimesse frettolosamente e decedute poco dopo, pazienti morti dopo attese estenuanti, ambulanze prive di defibrillatori).
Risarcimento per danni ospedalieri
Come fare per ottenere il risarcimento da errore ospedaliero?
Innanzitutto bisogna procurarsi la documentazione necessaria: col supporto del medico di base bisognerà sottoporsi a visite ed esami specialistici, e sarà utile richiedere la propria cartella clinica alla struttura in cui si sono ricevute le cure, che è obbligata a renderla disponibile entro 7 giorni (30 se poi si necessita di integrazioni).
Come step successivo è d’uopo rivolgersi a degli esperti: un avvocato specializzato in ambito sanitario e un medico legale per la perizia.
Il suggerimento successivo è quello di tentare un accordo dinanzi a un giudice (le parti sono obbligate a presentarsi) o una mediazione (procedura alternativa più informale).
La conclusione alla quale si perviene dopo questa sequenza è una Conciliazione, cioè un accordo tra paziente e ospedale-personale (da ottenere entro sei mesi) oppure una causa per risarcimento da danno ospedaliero: come detto in apertura, se la causa è contro il personale o il medico ospedaliero sarà la perizia effettuata sul paziente a provare che il danno alla salute è stato causato da errore sanitario; se la causa viene intentata contro l'ospedale o il medico privato ricade sui professionisti l’onere di scagionarsi, adducendo prove a dimostrazione dell’impeccabile condotta professionale.
È evidente come, sia che siate un paziente che vuole avanzare richiesta di indennizzo per danno provocato da malpractise ospedaliera, sia che siate un medico che si vede accusato da un paziente per aver leso il suo diritto alla salute (costituzionalmente garantito), abbiate bisogno del sostegno di un legale, anche perché si stima che la risoluzione di una causa per errore medico non avviene prima dei 4 anni, e questi lunghi tempi potrebbero minare la solidità di chiunque.
Meglio dunque entrare nel nostro database di avvocati e mediatori e scegliere l’esperto che, sia per esperienza professionale e formativa, sia per vicinanza geografica, possa sostenervi in questo lungo e tortuoso percorso.