Valutazione del rischio chimico e del rischio collegato alle vibrazioni: la normativa, gli obblighi di valutazione e gli effetti dell'esposizione
07 Giugno 2023 - Redazione
Vibrazioni: cosa sono e cosa rappresenta la valutazione del rischio vibrazioni
Ogni azienda che abbia almeno un dipendente ha l’obbligo di redigere il Documento di Valutazione dei Rischi (DVR), un prospetto che racchiude rischi e misure di prevenzione per la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro.
La valutazione deve essere condotta prima dell'inizio dell'attività lavorativa e deve essere periodicamente aggiornata in base alle eventuali variazioni delle condizioni di lavoro.
La valutazione non deve essere considerata come un semplice adempimento burocratico, ma come un'importante attività finalizzata a proteggere i lavoratori, e per questo va condotta in modo accurato e completo, coinvolgendo tutti i soggetti interessati, a partire dai lavoratori stessi, passando per i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, fino al datore di lavoro e al responsabile del servizio di prevenzione e protezione.
Il documento va redatto in maniera chiara e comprensibile, così da facilitare la consultazione da parte di operai e altri soggetti coinvolti.
Infine, il piano di prevenzione va attuato in modo efficace, garantendo l'implementazione delle misure e la formazione dei lavoratori, al fine di scongiurare incidenti e malattie professionali e garantire un ambiente sano e sicuro.
- Indice contenuti
- Il rumore: cos'è e come avviene la valutazione del rischio rumore
- Vibrazioni: cosa sono e cosa rappresenta la valutazione del rischio vibrazioni
- Rischio chimico: cos'è e come si valuta
- Come si svolge la valutazione del rischio rumore e quali sono le metodologie
- Come si svolge la valutazione del rischio vibrazioni e che metodologie vengono utilizzate
- Come si svolge la valutazione del rischio chimico e che metodologie vengono utilizzate
- Quando queste valutazioni sono obbligatorie e quando omissibili?
- Quando va aggiornato il documento di valutazione dei rischi?
- A chi rivolgersi per queste verifiche?
Il rumore: cos'è e come avviene la valutazione del rischio rumore
Il rumore è un suono indesiderato che può avere conseguenze negative sulla salute umana, sia a livello fisico che psicologico; quando è presente in ambiente lavorativo diventa una problematica da gestire, in quanto i lavoratori esposti ad alti livelli di rumore possono incorrere in danni permanenti all'udito, così come sviluppare stress, affaticamento e disturbi del sonno.
Per valutare il rischio sui luoghi di lavoro si utilizzano diversi parametri, come la frequenza e l'intensità del suono, la durata dell'esposizione, la sensibilità dell'orecchio umano e la modalità di lavoro svolta.
La valutazione del rumore inizia dalla misurazione dell'intensità del suono, espressa in decibel (dB), e dalla sua classificazione in base alla frequenza.
La frequenza del rumore è indicata in Hz (Hertz) e rappresenta il numero di cicli al secondo di un'onda sonora; i suoni a bassa frequenza, come quelli prodotti da motori o macchinari pesanti, sono meno udibili rispetto a quelli ad alta frequenza, come quelli prodotti da sirene o allarmi.
Per misurare l'intensità del rumore, si utilizza un sonometro, uno strumento che misura la pressione sonora in dB, ma è importante sottolineare che la scala di valori dB è logaritmica e non lineare, il che significa che un aumento di 3 dB rappresenta un raddoppio dell'intensità sonora percepita.
Inoltre, i valori di esposizione al rumore sono stabiliti dalle relative normative, che variano a seconda del Paese.
In Europa è la Direttiva 2003/10/CE che stabilisce i valori limite: in base ad essa non deve superarsi la media di 87 dB(A) in un periodo di 8 ore lavorative al giorno, e per ogni aumento di 3 dB(A), il tempo di esposizione consentito deve essere dimezzato; ciò significa che un lavoratore esposto a un rumore di 90 dB(A) non dovrebbe rimanere esposto per più di 4 ore al giorno.
Per valutare il rischio rumore in ambiente lavorativo, si utilizza una valutazione dell'esposizione al rumore (VRA), che consiste nella misurazione dell'intensità del suono in diversi punti del luogo di lavoro e nella valutazione dell'esposizione del lavoratore in base alle attività svolte. Inoltre, la VRA tiene conto dei fattori individuali, come l'età e la sensibilità dell'orecchio del lavoratore.
Una volta effettuata la VRA si procede alla stesura di un piano di azione per la prevenzione, che deve prevedere tanto l'adozione di misure tecniche come l'installazione di barriere fonoassorbenti o l'utilizzo di macchinari a basso rumore, quanto l'adozione di misure organizzative come l'organizzazione del lavoro in modo da limitare l'esposizione al rumore.
Il piano deve inoltre prevedere l'utilizzo di dispositivi di protezione individuale (DPI), come le cuffie o gli auricolari protettivi, per i lavoratori esposti a livelli di rumore superiori ai limiti consentiti; i DPI devono essere scelti in base alla loro efficacia nel ridurre l'esposizione al rumore e alla loro comodità d'uso, in modo da garantire che i lavoratori li indossino regolarmente durante il lavoro.
È importante che i lavoratori siano informati sui rischi legati all'esposizione al rumore e sull'importanza dell'utilizzo dei DPI, tramite un'apposita formazione che deve essere effettuata regolarmente in modo tale da garantire che i lavoratori siano sempre consapevoli dei rischi e delle misure di prevenzione.
Infine, la valutazione del rischio rumore deve essere effettuata regolarmente anche per poter verificare l'efficacia delle misure adottate e poter apportare eventuali modifiche al piano di azione.
Non bisogna dimenticare inoltre che è importantissimo monitorare la salute dei lavoratori esposti al rumore, effettuando controlli audiometrici periodici per rilevare eventuali danni all'udito.
Vibrazioni: cosa sono e cosa rappresenta la valutazione del rischio vibrazioni
La valutazione del rischio deve essere condotta in conformità con le disposizioni del Decreto Legislativo n. 81 del 2008 e successive modifiche ed integrazioni, che stabilisce gli obblighi dei datori di lavoro in materia di tutela della salute e sicurezza dei lavoratori.
Il Decreto prevede l'obbligo di valutare il rischio da vibrazioni per tutte le attività che comportano l'uso di attrezzature, macchinari e veicoli che ne generano.
La valutazione del rischio deve prevedere l'identificazione delle fonti di vibrazioni, la valutazione del livello di esposizione dei lavoratori e la definizione delle misure di prevenzione e protezione inerenti.
Per la valutazione del livello di esposizione, è necessario effettuare delle misurazioni che consentano di stabilire il valore dell'esposizione e che siano condotte da un tecnico competente tramite appositi strumenti, come i dosimetri.
I valori limite di esposizione sono stabiliti dalla normativa vigente, che li definisce in base alla durata dell'esposizione e al tipo di vibrazione, e sono espressi in accelerazione (m/s²) o in velocità (m/s).
L'esposizione prolungata alle vibrazioni può provocare danni alla salute dei lavoratori, come la "sindrome delle vibrazioni del braccio", che è una malattia professionale causata dall'esposizione a vibrazioni ripetitive, caratterizzata da sintomi come formicolio, perdita di sensibilità e forza nelle mani, nonché da problemi circolatori. Inoltre, l'esposizione a vibrazioni può aumentare il rischio di malattie cardiovascolari e di problemi alla schiena.
Pertanto, è importante che i datori di lavoro adottino tutte le misure necessarie per prevenire l'esposizione dei lavoratori a livelli di vibrazioni elevati e per proteggere la loro salute; queste misure possono comprendere l'adozione di attrezzature con sistemi di riduzione delle vibrazioni, l'utilizzo di guanti antivibrazione, l'adozione di buone pratiche di lavoro come la rotazione dei lavoratori e la riduzione del tempo di esposizione alle vibrazioni, e la formazione dei lavoratori sui rischi da vibrazioni e sul modo di prevenirli.
Infine il Decreto Legislativo n. 81 del 2008 prevede l'obbligo di effettuare controlli medici periodici per i lavoratori esposti a vibrazioni, al fine di individuare eventuali patologie correlate e adottare le necessarie misure correttive.
Rischio chimico: cos'è e come si valuta
La valutazione del rischio chimico sui luoghi di lavoro è un processo fondamentale per la prevenzione degli effetti nocivi che possono derivare dall'esposizione a questo genere di sostanze, e tale valutazione è regolamentata dalla normativa europea (direttiva 98/24/CE) e nazionale (D.Lgs. 81/2008 e s.m.i.). La valutazione consiste nell'identificazione delle sostanze chimiche presenti in azienda, della quantità e modalità di utilizzo, nonché dell'esposizione dei lavoratori.
A tal fine, occorre valutare la tossicità delle sostanze utilizzate, la durata e la frequenza dell'esposizione, le vie di ingresso nel corpo umano e la sensibilità individuale dei lavoratori. In base ai risultati l'azienda deve poi adottare tutte le misure necessarie per garantire la salute e la sicurezza dei suoi dipendenti, che includono:
- L'eliminazione o la sostituzione delle sostanze pericolose con alternative meno pericolose;
- L'adozione di misure tecniche di prevenzione e protezione, come l'uso di dispositivi di protezione individuale (DPI);
- La formazione dei lavoratori sull'uso corretto delle sostanze chimiche e sulle misure di prevenzione e protezione da adottare;
- La sorveglianza sanitaria dei lavoratori esposti a sostanze chimiche pericolose;
Le sostanze chimiche possono penetrare nel corpo attraverso la respirazione, l'ingestione o il contatto con la pelle o le mucose e, una volta penetrate, possono causare danni agli organi e ai tessuti, interferendo con il funzionamento del sistema nervoso, di quello immunitario, di quello riproduttivo e di altri sistemi vitali. Queste malattie professionali, che possono manifestarsi sia in forma acuta che cronica, comprendono:
- Dermatiti e altre patologie cutanee;
- Asma e altre patologie respiratorie;
- Patologie neurologiche e del sistema nervoso centrale;
- Tumori e altre patologie oncologiche;
- Patologie riproduttive e dell'apparato genitale
La sorveglianza sanitaria è particolarmente importante, perché consente di individuare precocemente eventuali effetti nocivi e di adottare le misure preventive necessarie; essa può includere esami medici periodici, test di funzionalità polmonare, analisi del sangue e delle urine e altri esami diagnostici.
Come si svolge la valutazione del rischio rumore e quali sono le metodologie
Il primo passo nella valutazione del rischio rumore è la misurazione dei livelli di rumore presenti in un'area di lavoro.
Ci sono diversi metodi di misurazione, tra cui l'utilizzo di fonometri portatili, che sono strumenti che misurano il livello di pressione sonora del rumore nell'aria.
La misurazione deve essere eseguita da personale qualificato che utilizzerà strumenti calibrati in modo corretto per ottenere misurazioni precise. Una volta eseguite le misurazioni, i dati devono essere analizzati per determinare se i livelli superano i limiti consentiti.
La normativa europea prevede che i lavoratori non debbano essere esposti a livelli di rumore superiori a 85 decibel (dB) per un massimo di 8 ore al giorno, e qualora i livelli di rumore superassero questo limite, richiederanno l'adozione di correttivi come ad esempio:
- La riduzione del rumore mediante l'adozione di soluzioni tecniche: l'utilizzo di isolanti acustici, l’installazione di pannelli fonoassorbenti, la sostituzione di attrezzature rumorose con altre più silenziose
- L’impiego di attrezzature di protezione individuale come tappi per le orecchie e cuffie protettive
- La riduzione del tempo di esposizione al rumore, in modo da fornire ai lavoratori pause regolari per ridurre la consecutività dell’esposizione
- L'organizzazione del lavoro: la rotazione dei lavoratori tra le aree di lavoro rumorose e quelle meno rumorose impedisce che siano esposti per periodi troppo prolungati.
Esistono anche metodi che prendono in considerazione i livelli di rumore misurati e il tempo di esposizione dei lavoratori per determinare se sono necessarie misure preventive, ed uno dei più utilizzati è il metodo dosimetrico, che prevede l'utilizzo di dosimetri personali, vale a dire dispositivi indossati dai lavoratori durante il loro turno di lavoro.
I dati raccolti vengono utilizzati per calcolare il livello di esposizione durante un'intera giornata: se esso supera i limiti di esposizione consentiti, i datori di lavoro devono adottare misure preventive.
Un altro metodo di valutazione è quello della mappa del rumore, ossia una vera e propria mappatura che distingue le varie zone di lavoro, consentendo di identificare quelle a rischio e di adottare misure in relazione ad esse.
La valutazione del rischio rumore deve essere eseguita regolarmente per garantire che i livelli siano sempre sotto controllo. I datori di lavoro devono anche fornire formazione e informazione ai lavoratori sull'esposizione al rumore e sulle misure preventive adottate, senza dimenticare però che i lavoratori devono essere incoraggiati a segnalare eventuali problemi e a collaborare con i datori per identificare soluzioni efficaci..
Come si svolge la valutazione del rischio vibrazioni e che metodologie vengono utilizzate
Innanzitutto diciamo che esistono due tipi di vibrazioni che possono essere misurati: quelle trasmesse al corpo intero e quelle trasmesse alle mani e alle braccia.
La misurazione viene effettuata attraverso l'utilizzo di strumenti quali accelerometri o vibrometri, e accanto ai livelli di esposizione vengono presi in considerazione anche altri valori come la durata dell'esposizione, la frequenza e il tipo di attività che comporta l'esposizione.
Infine, è importante valutare l'efficacia delle misure di prevenzione adottate: ciò può essere fatto attraverso la valutazione dei dati relativi all'esposizione alle vibrazioni prima e dopo la loro implementazione.
Tra le misure possiamo elencare:
- Guanti antivibrazione
- Tappetini antivibrazione
- Sedili con sospensioni
- Macchine che riducono le vibrazioni o attrezzature che le assorbono.
È poi possibile ridurre la durata dell'esposizione limitando il tempo trascorso in attività che le comportano, ad esempio come anticipato possono essere pianificati turni di lavoro più brevi o possono essere introdotte pause regolari, oppure tecniche come la regolazione della pressione o la scelta di attrezzature che riducono le vibrazioni.
Anche in questo caso i lavoratori devono essere formati sul rischio di esposizione e la formazione dovrebbe includere informazioni sulle misure di prevenzione, sull'uso corretto delle attrezzature e sulla segnalazione dei sintomi di esposizione; inoltre, come già detto, è importante che i lavoratori siano sottoposti a sorveglianza sanitaria regolare.
Tra le normative che regolano l'esposizione alle vibrazioni sul lavoro, la Direttiva 2002/44/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 25 giugno 2002.
Come si svolge la valutazione del rischio chimico e che metodologie vengono utilizzate
Per effettuare la valutazione del rischio chimico in modo efficace, è importante che il processo venga condotto da personale esperto e qualificato, come un medico del lavoro, un igienista industriale o un chimico.
Inoltre, è fondamentale che i lavoratori vengano coinvolti nel processo, in modo da poter fornire informazioni sulle attività e sui possibili rischi a cui sono esposti.
Esistono diversi metodi e strumenti per la valutazione:
- Schede di sicurezza: sono documenti obbligatori che forniscono informazioni sulla tossicità, le modalità di esposizione, le misure di prevenzione e protezione e i primi soccorsi da adottare in caso di esposizione
- Banche dati delle agenzie regolatorie: l'Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) o l'OSHA negli Stati Uniti mantengono banche dati che forniscono informazioni sulla tossicità delle sostanze chimiche e sulle modalità di esposizione
- Modelli di valutazione del rischio: esistono diversi modelli che permettono di valutare il rischio; uno dei più utilizzati è lo Stoffenmanager, sviluppato dall'Università di Utrecht in Olanda
- Monitoraggio dell'esposizione: consiste nella misurazione della concentrazione di una sostanza chimica nell'aria respirata dai lavoratori; può essere utile per verificare l'efficacia delle misure adottate e per identificare eventuali situazioni di rischio che possono essere sfuggite.
- Valutazione visiva: consiste nell'osservazione diretta del luogo di lavoro e delle attività svolte dai lavoratori, al fine di identificare eventuali situazioni di rischio chimico; può essere utile soprattutto per identificare situazioni che possono essere trascurate dalle altre metodologie.
Indipendentemente dagli strumenti adoperati, la valutazione si articola in varie fasi, e prevede:
- Identificazione delle sostanze chimiche presenti sul luogo di lavoro: questa fase consiste nella raccolta di informazioni sulle sostanze utilizzate o comunque presenti; informazioni che possono essere ottenute dai fornitori di sostanze chimiche, dalle schede di sicurezza e da eventuali registrazioni o analisi effettuate in passato.
- Valutazione della tossicità delle sostanze chimiche: questa fase consiste nella valutazione dei dati disponibili sulla tossicità, che può essere valutata attraverso la consultazione di schede di sicurezza, banche dati delle agenzie regolatorie, letteratura scientifica e risultati di test effettuati in laboratorio.
- Valutazione dell'esposizione dei lavoratori alle sostanze chimiche: questa fase consiste nella valutazione dei modi in cui i lavoratori possono essere esposti alle sostanze chimiche identificate; l'esposizione può avvenire attraverso la respirazione, il contatto con la pelle o le mucose, l'ingestione.
- Valutazione del rischio: consiste nella combinazione delle informazioni ottenute dalle fasi precedenti per valutare il rischio, che viene valutato in base alla probabilità che si verifichi un effetto dannoso sulla salute dei lavoratori, tenendo conto della tossicità delle sostanze e dell'esposizione.
- Identificazione delle misure di prevenzione e protezione: vengono definite le misure necessarie per prevenire o ridurre i rischi; misure che possono includere la sostituzione di sostanze chimiche più pericolose con altre meno pericolose, l'adozione di misure tecniche per ridurre l'esposizione dei lavoratori -come la ventilazione o l'uso di dispositivi di protezione individuale-, l'adozione di procedure di lavoro sicure.
Quando queste valutazioni sono obbligatorie e quando omissibili
La valutazione del rischio chimico, del rumore e delle vibrazioni è obbligatoria ai sensi della normativa nazionale e comunitaria sulla sicurezza sul lavoro, ciò significa che le aziende devono garantire la salute e la sicurezza dei lavoratori, adottando misure di prevenzione e protezione e valutando il rischio associato alle attività lavorative.
La valutazione del rischio da rumore è obbligatoria quando i lavoratori sono esposti a livelli di rumore elevati, che possono causare danni all'udito e altre patologie. I rischi da rumore sono presenti in molte attività lavorative, come l'industria manifatturiera, l'edilizia e il trasporto.
La valutazione del rischio da vibrazioni è obbligatoria quando i lavoratori sono esposti a vibrazioni trasmesse all'intero corpo o alle mani e braccia, che possono causare danni ai tessuti e alle articolazioni. I rischi da vibrazioni sono tipici di diverse attività lavorative, come l'edilizia, la manutenzione di macchinari e l'agricoltura.
Tuttavia, esistono alcune eccezioni a questa obbligatorietà, ad esempio per le attività di breve durata come la manutenzione di macchinari, per cui può essere accettabile una valutazione semplificata del rischio.
Inoltre, in alcuni casi, può essere possibile adottare misure di prevenzione e protezione standard, senza la necessità di una valutazione dettagliata. Tuttavia, ciò non esime dall’obbligo di prevenire e proteggere, anche perché le aziende dovrebbero considerare la valutazione del rischio come un'opportunità per migliorare la gestione degli ambienti di lavoro, adottando un approccio integrato alla gestione dei rischi, che preveda la valutazione continua, l'adozione di misure efficaci e la formazione dei lavoratori.
Solo in questo modo si può garantire la sicurezza e la salute e ridurre al minimo i rischi associati alle attività lavorative.
Quando va aggiornato il documento di valutazione dei rischi?
In generale, la valutazione dei rischi dovrebbe essere eseguita periodicamente, almeno una volta all'anno o ogni volta che si verificano cambiamenti significativi che possono influire sulla sicurezza e sulla salute, che possono includere:
- L'introduzione di nuove attrezzature
- L'adozione di nuovi processi lavorativi
- L'assunzione di nuovi lavoratori
- L'aggiornamento della normativa
- L’accadimento di incidenti o quasi-incidenti
- Il verificarsi di malattie professionali.
A chi rivolgersi per queste verifiche?
In ambito lavorativo, la valutazione dei rischi chimici, del rumore e delle vibrazioni può essere effettuata da:
- Un tecnico preposto alla prevenzione e alla protezione (TPP): una figura professionale che opera all'interno dell'azienda ed è incaricata di garantire la sicurezza e la salute dei lavoratori
- Un medico specializzato in medicina del lavoro: ha il compito di vigilare sulla salute dei lavoratori e di garantire che l'attività lavorativa non arrechi danni al benessere fisico e mentale dei dipendenti
- Un esperto esterno specializzato in sicurezza sul lavoro: può trattarsi di un consulente tecnico o un'azienda specializzata in servizi di valutazione dei rischi, che possono supportare l'azienda nella valutazione, nell'implementazione di misure di prevenzione, e nella formazione dei lavoratori.
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